CUTROFIANO- L’escavatore affonda i suoi denti nella terra, terra nera, bruciata da poco. Quel che tira fuori, ancora una volta, è una massa scura, informe: sacchi neri, plastiche, anche qualcos’altro. Nell’aria, un odore acre, pungente, irrespirabile. A Cutrofiano e Sogliano Cavour, nelle ex discariche mai bonificate e attigue in contrada Caraccio, la Guardia di Finanza coordina gli scavi, com’è stato ad Alessano e Tricase.
L’indagine, nata su iniziativa della Tenenza di Maglie, ha portato in mattinata all’esecuzione del decreto di ispezione dei luoghi, provvedimento che reca la firma del pm Paola Guglielmi. Si indaga per capire se c’è un rischio percolato. E c’è. Ne è venuto a galla un lago, liquido tossico prodotto dalla decomposizione della spazzatura e dalle infiltrazioni delle piogge.
È ciò che ha permesso di far toccare con mano la decina di sondaggi effettuati, a partire dalle 9, prima nel vecchio sito in agro di Cutrofiano e poi in quello confinante di Sogliano, entrambi di proprietà privata ma in uso ai rispettivi Comuni fino agli inizi degli anni ’90, attivati in forza di ordinanze sindacali contingibili e urgenti e dismessi con l’entrata in funzione della discarica di Castellino, a Nardò.
Come conferma il Servizio Bonifiche della Regione Puglia, quel sito venne sequestrato già nel 1995 e non c’è mai stata una messa in sicurezza permanente della zona, nonostante un piano di caratterizzazione che esiste almeno per il Comune di Cutrofiano, finanziato, eseguito ma poi rimasto nel cassetto per mancanza di risorse. È quello che Telerama aveva denunciato già nel marzo 2013, con un’inchiesta dal titolo “Veleni a Cutrofiano, la pesante eredità dell’ex discarica”.
Qui, nella vecchia cava di tufi di proprietà Nocco, al confine con la zona PIP, ma anche a pochi metri dalle abitazioni, continuano ad essere sepolte 56.505 tonnellate di rifiuti, estesi su 20.280mq. Nel 2006, lo studio effettuato attraverso carotaggi ha rivelato che, ad una profondità variabile tra i 4 e i 6 metri dal piano calpestio, vi è una presenza oltre i limiti di idrocarburi pesanti, cadmio, piombo, sostanze cancerogene, insomma. La falda, essendo molto profonda, al momento non risulta contaminata. Ma il rischio di penetrazione del percolato è nelle cose, oggi più che mai evidente.
Non è un caso che molte perplessità siano state sollevate sul progetto di attivare nella cava accanto il recapito finale delle acque di pioggia. E non è un caso che la discarica Caraccio sia inserita tra gli interventi più urgenti previsti nel Piano bonifiche della Regione Puglia. Anche il Servizio ambiente della Provincia, un anno fa, aveva sottolineato come fosse “opportuno e prioritario intraprendere al più presto le azioni per arrivare alla bonifica e/o alla messa in sicurezza permanente della ex discarica”. Servono 930mila euro per questo, ma al momento dei soldi neppure l’ombra, a meno che le indagini in corso non siano uno stimolo anche per trovarli.