ROMA- Il gioco in Forza Italia si sta facendo sempre più duro, ma Raffaele Fitto non molla. Cominciano ad arrivare, sempre più frequenti, gli attacchi dei sostenitori del metodo berlusconiano, quello della cooptazione in stile aziendale: Toti, dalle colonne del Corriere della Sera, dice no alle primarie, definendole una “conta brutale dei numeri, che apre al braccio di ferro tra macchine organizzative di vecchi potentati e dirigenti”.
In altre parole, secondo il portavoce berlusconiano, le primarie marginalizzerebbero solo i volti nuovi: stessa visione per i congressi effettuati con vecchi schemi. Poi la bacchettata finale all’ex ministro salentino: “Certo, ricordo che si oppose alle primarie quando Alfano le chiedeva”. Insomma, è guerra aperta, un braccio di ferro romano che viene replicato anche sulla stampa. Ma Raffaele Fitto va spedito come un treno e, fra qualche giorno, nella direzione nazionale del partito, metterà al centro il tema delle primarie con una mozione: c’è una frangia interna al partito pronta a sostenerlo, ma c’è già chi si prepara a stroncalo duramente.
Intanto, sul suo blog l’ex ministro fuga ogni dubbio: “Nessuna spaccatura nel partito e non mi muoverò da qui”. Poi, il messaggio distensivo: “Stop ai veleni e alle bugie surreali. Sono pronto alla campagna per i ballottaggi, cominciando da Pavia per Cattaneo”.
Il dibattito sulle primarie è ormai acceso anche a livello locale: Fitto ha dato il la a tutti i sostenitori delle consultazioni della base. Un tema che mette in difficoltà Schittulli, che ultimamente preferisce non commentare, ma che ha sempre detto di non credere nelle primarie.
Questo nicchiare potrebbe portare il centrodestra ai ritardi che scatenano le polemiche per le decisioni prese all’ultimo istante: fattori che rischiano di accentuare le divisioni. Ancora non è chiaro, infatti, il metodo con cui sarà selezionato il candidato governatore del centrodestra, ma dietro le quinte se ne discute animatamente. Nel centrosinistra, invece, c’è poco da discutere: sarà una sfida tra chi vuole confrontarsi con Emiliano. In campo ci sono già Dario Stefano e Guglielmo Minervini, ma il segretario regionale prima dovrà parare i colpi che gli riserveranno nella direzione regionale alcuni dirigenti.
Minervini spiega che Emiliano sta facendo il contrario di quello che fa Renzi, non rafforza il partito, ma gli esterni e per questo riceverà molte critiche dai suoi. Il segretario regionale, intanto, cerca di ricucire i rapporti con il premier: non sarà facile.