Politica

Roma o Bruxelles? Gli equilibri di Forza Italia passano anche dalle decisioni di Fitto

ROMA- Primi dei non eletti col biglietto pronto per Roma e Bruxelles, a sperare in uno scranno a Montecitorio è Nicola Ciracì, da Ceglie Messapica, e nel repentino ritorno tra i banchi dell’europarlamento, Raffaele Baldassarre. Entrambi appesi alle decisione di Raffaele Fitto, stretto nel dubbio: continuare a presidiare Roma liberando la postazione belga a favore del capo delegazione uscente degli azzurri, o al contrario volare a Bruxelles, mantenendo fede alla disponibilità a lasciare la Camera dimostrata in campagna elettorale, permettendo così all’esponente brindisino di approdare nella Capitale?

Il ras magliese, reduce dal trionfo delle 284mila preferenze, dagli studi di Porta a Porta ha ribadito la concreta possibilità di partire alla volta del Belgio, con l’effetto di spianare la strada per Montecitorio a Ciracì e di lasciare al palo Baldassarre. Ma nulla è deciso, ancor più alla luce del fatto che il tempo non remi contro l’ex ministro forte di trenta giorni di tempo per sciogliere la riserva a partire dalla proclamazione degli eletti all’europarlamento prevista a luglio.

Se Fitto optasse per Bruxelles, deciderebbe di presidiare Roma a distanza di sicurezza lasciando decantare il clima di tensioni che si respira al vertice del partito per giocarsi la carta della conquista dello scettro del partito in una dimensione di medio periodo; se al contrario preferisse restare alla Camera, ciò si tradurrebbe – ricorrendo al gergo pokeristico – in un all-in immediato, in un assalto frontale alle stanze dei bottoni forziste, volto a strappare primarie sempre e ovunque per far pesare il criterio del peso elettorale e del radicamento sul territorio a spese delle scelte dall’alto, marchio di fabbrica di un Berlusconi che non ha mai amato l’idea di un partito strutturato.

I dubbi del già titolare degli affari regionali evidentemente non sono gli unici a gravare sugli azzurri, scossi dalle tensioni provocate dall’inattesa medaglia di bronzo conquistata da Forza Italia a Lecce, con i gradini più alti del podio appannaggio di PD e movimento 5 stelle. Continua l’agitata analisi del voto con i pesi massimi di Palazzo Carafa additati dal sindaco Perrone di scarso impegno e con il coordinatore provinciale Gabellone pronto a fare un passo indietro ma difeso dalle stesse prime file azzurre contro le quali si è scagliato il primo cittadino.

In casa PD, Renzi tenta di capitalizzare al massimo il trionfo elettorale allargando ulteriormente i confini del partito spalancando le porte a Montiani e a sinistra ecologia e libertà.

Plaude all’apertura il segretario provinciale del PD leccese, Salvatore Piconese che sottolinea: “Bene fa il premier a costruire un partito plurale. dopo le elezioni di domenica il PD punta a essere il partito degli italiani, rappresentando un’ampia formazione riformista che si muove nel solco del socialismo europeo. Se Montiani e SEL non hanno difficoltà a parlare con noi, non possiamo che esserne lieti”.

Del tutto contraria all’ipotesi la segretaria provinciale di SEL Anna Cordella che rivendica l’esito del congresso di qualche mese fa: “SEL è andata in tutt’altra direzione – ribadisce l’esponente vendoliana. Siamo una sinistra di governo e non nel governo, rincara la dose. E chiude con fermezza: “Gennaro Migliore che guarda al Partito democratico è pressoché isolato”.

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