BARI- La segreteria unitaria di Michele Emiliano è già al tramonto dopo pochi mesi? Lui terrà sicuramente duro e continua a non curarsi di Blasi, che definisce “personalità del passato”, piena di rancore nei suoi confronti. Ma le sue dichiarazioni a favore di Grillo hanno fatto imbestialire non pochi dirigenti.
Per Emiliano non si può cambiare la costituzione con Forza Italia, ma lo si deve fare con gli attivisti pentastellati, altrimenti è meglio il voto. In un momento in cui il Movimento 5 Stelle è diventato, grazie ai sondaggi, il principale competitor dei democratici, il segretario regionale ne tesse le lodi: scardinando tutto il lavoro che la stessa Picierno ha fatto in Puglia cercando di raffigurare gli attivisti come dei disfattisti inconcludenti.
“Gli effetti che può avere un messaggio così contraddittorio è difficile prevederli – spiega Guglielmo Minervini – ma sicuramente Emiliano lancia un messaggio politico stridente con la linea nazionale. E’ probabile che lo abbia fatto per valutazioni personali, ma lui è segretario del Pd pugliese, non può parlare a titolo personale”. Insomma, anche per l’assessore alla Trasparenza della Regione Puglia, quella del sindaco barese uscente è la solita boutade pro domo sua. Anche Pina Picierno ha bacchettato Emiliano apertamente: “Le sue posizioni sono sorprendenti: non è la nostra linea”.
La preoccupazione del gruppo dirigente del Pd cresce: c’è chi propone di commissariare il partito e si fa già il nome del sostituto, Michele Pelillo.
“Alle europee siamo arrivati con una rappresentanza pugliese molto debole – spiega Minervini – ma confido nella forza che può dare l’immagine nazionale del partito: solo grazie a questa immagine otterremo un buon risultato”. Eppure dietro le quinte, l’incubo di una disfatta pugliese non fa dormire sonni tranquilli a nessuno: lo stesso Emiliano ammette che nel sud il Pd rischia un vero tracollo.
I sondaggi non sono confortanti. Eppure c’è chi ai sondaggi non ci vuole credere. Raffaele Fitto lo spiega sul suo Facebook: “Ricordo che lo scorso anno a 40 giorni dal voto i sondaggi davano il Pdl all’11 per cento e che alla fine siamo arrivati al 21 per cento e se la campagna elettorale fosse durata qualche giorno in più forse avremmo anche vinto prendendo il premio di maggioranza alla Camera”. L’ex ministro, dunque, ricorda a tutti che una cosa sono le intenzioni di voto e altra cosa il voto vero, che, come sempre, “regalerà molte sorprese”.