TREPUZZI- Un affronto che un personaggio come lui proprio non poteva accettare. Un litigio, anche delle percosse agli amici in quel bar che è stato teatro della sanguinosa esecuzione, e il rom Fatim Makovic, 45enne, ha firmato venerdì notte la sua condanna a morte.
Fabio Perrone, detto Triglietta, ha vendicato con il sangue il torto subito in presenza di decine di testimoni. È andato in macchina, una Bmw nera parcheggiata nelle vicinanze, ha impugnato la pistola calibro 9 con matricola abrasa, è rientrato nel bar , ha individuato la sua vittima, l’ha inseguita sin dentro il bagno, dove il rom ha tentato inutilmente di rifugiarsi e ha sparato una raffica di colpi sino a scaricare il caricatore.
Alcuni hanno raggiunto anche il figlio di Makovic, il 17enne che in un inutile tentativo di difendere il padre per poco non moriva insieme a lui. Ora è ricoverato al Fazzi, e lotta tra la vita e la morte. Le sue condizioni sono ancora critiche e il ricovero in rianimazione non permette agli inquirenti di ascoltarlo.
Le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo di Lecce al comando del capitano Biagio Marro nel giro di poche ore hanno dato un volto e un nome all’assassino spietato che ha turbato un’intera comunità, incredula di fronte a tanta efferatezza.
La vittima non ha nascosto il suo volto, non si è preoccupato di camuffarsi, e buona parte delle sue mosse sono state immortalate dalle telecamere presenti sui negozi e gli edifici di fronte al Gold Bar Music Restaurant. Dopo l’omicidio è uscito sanguinante dal bar, ha fermato un passante, si è fatto dare un passaggio sino alla periferia del paese mentre un amico, su sua sollecitazione si è messo alla guida della Bmw, lo ha raggiunto e gliel’ha consegnata. Su questa Perrone ha raggiunto Casalabate e si è rifugiato in una villetta di parenti.
All’alba Perrone , con alle spalle un curriculum criminale che ha contribuito da subito ad alimentare i sospetti su di lui ( alle spalle 18 anni di carcere e un legame con il clan de Tommasi) è stato preso. Quando i carabinieri hanno fato irruzione in casa aveva ancora i vestiti sporchi di sangue e accanto la pistola.
Indizi di colpevolezza sufficienti a stringergli le manette ai polsi e a far decidere gli inquirenti per l’arresto. Perrone, davanti al pm Francesca Miglietta e agli investigatori, assistito dal suo avvocato, non ha inteso rilasciare dichiarazioni per chiarire i motivi dell’omicidio, anche se sembra essere ormai tutto chiaro. Di certo lui e la vittima si conoscevano reciprocamente. Nel corso della giornata sono stati sentiti molti testimoni ritenuti semplici spettatori ed estranei alla tragedia.
L’attività d’indagine è ancora in corso e importante sarà anche l’esito dell’autopsia che sarà eseguita nelle prossime ore