Cronaca

Sparò in faccia all’imprenditore, 3 anni di domiciliari a 53enne di Ceglie

CEGLIE- Sparò all’imprenditore perché aveva licenziato suo figlio. Dopo la condanna, arriva anche l’esecuzione della pena per il 59enne di Ceglie Messapica Antonio Idrontino che, nel tardo pomeriggio del 27 aprile del 2011, sparò in un occhio l’imprenditore edile cegliese Rocco Cavallo.
Idrontino, che è stato riconosciuto responsabile del reato di tentato omicidio, perse la ragione quando Cavallo si rifiutò di assumere il figlio dell’anziano, licenziato solo una settimana prima. Dopo alcuni rifiuti, l’allora 57enne decise di farsi giustizia da solo.

L’agguato avvenne intorno alle 19, di fronte all’agenzia Aci di proprietà della vittima, in via San Lorenzo. L’impresario, che era al telefono con una dipendente, vide con la coda dell’occhio uscire il padre infuriato dalla sua auto, con in mano un fucile. Cercò quindi di fuggire ma, dopo un breve inseguimento, Idrontino riuscì a puntare l’arma e ad esplodere un colpo che colpì cavallo in pieno volto. I carabinieri non ci misero molto ad arrestare l’uomo, riconosciuto dall’imprenditore e anche lui, in precedenza, operaio presso una delle ditte dell’uomo d’affari.

Riconosciuto responsabile di tentato omicidio, dopo i vari step processuali, l’operaio dovrà scontare una pena di 3 anni, 3 mesi e 10 giorni di reclusione a fronte di una richiesta di condanna chiesta dal pm Antonio Costantini di 8 anni. A Idrontino sono state riconosciute le attenuanti generiche.

Cavallo, invece, dopo aver lottato per la vita, ha perso irrimediabilmente la vista di un occhio.  Nessun dubbio sul movente che spinse l’attentatore al disperato gesto. Ovvero, il licenziamento e la mancata assunzione.

C’è da dire che, tanto il padre quanto il figlio, furono etichettati dagli ex colleghi come assenteisti e rissosi. Ma è solo una parte della storia. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la goccia che fece traboccare il vaso portando al licenziamento di Idrontino Junior, fu il mancato smaltimento di materiale cartaceo poi rinvenuto nelle campagne dalla guardia di finanza. Una colpa addebitata al giovane, poi licenziato. Da lì, l’ira del padre e le drammatiche conseguenze.

 

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