Cronaca

Intimidazioni, estorsioni, armi e droga. I clan salentini si riorganizzano

LECCE- Intimidazioni, estorsioni, armi e droga. Nonostante i duri colpi inferti dalle Forze dell’ordine, i clan salentini si stanno riorganizzando. E’ quanto emerge dalla relazione della Direzione investigativa antimafia relativa al primo semestre del 2013.

In tutte e tre le province del distretto, le intimidazioni soprattutto ai danni di amministratori, liberi professionisti e funzionari pubblici, e le estorsioni si sono intensificate. A partire da Lecce, dove, il 3 gennaio furono recapitati in via don Stefano Garzegno, a casa dell’assessore comunale al Bilancio Attilio Monosi 3 proiettili calibro 9 in una busta gialla formato A4. Nessun timbro, nessuna indicazione se non una scritta in stampatello: “Per l’assessore Attilio Monosi”.

Per non parlare poi degli attentati ai danni di diversi primi cittadini di comuni della provincia. Uno su tutti il sindaco di Porto Cesareo Salvatore Albano: diversi ordigni sono stati fatti esplodere davanti alla porta della sua abitazione, al civico 126 di via Amba Alagi.

Stessa storia a Taranto, dove il ritorno in libertà e l’ammissione a misure alternative alla detenzione carceraria di alcuni esponenti delle locali organizzazioni criminali hanno dato nuovo impulso alle attività illecite. Si parla ad esempio dei vertici del sodalizio De Vitis- D’Oronzo, a cui si è affiancata, a causa del diffuso disagio socio economico, giovane manovalanza che è stata immessa, prevalentemente, nel mercato della droga.

Numerosi anche i sequestri di armi, pure da guerra, e giubbotti antiproiettile che non lasciano escludere l’esistenza di dinamiche di scontro evidenziate anche dalla frequenza di omicidi tentati e consumati.

Non solo a Taranto, ma in tutto il territorio salentino, poi, sono stati numerosi gli attentati incendiari e dinamitardi ai danni di automobili e beni di proprietà di artigiani, commercianti ed imprenditori, “che evidenziano la presenza di un elevata pressione estorsiva che, a causa della bassa propensione delle vittime a denunciare i responsabili, non trova pari riscontro nell’attività repressiva”.

A Brindisi, invece, le operazioni delle forze di polizia e le fonti giudiziarie dimostrano la fortissima infiltrazione della criminalità organizzata nel business del gioco, “che si sostanzia, da un lato nella installazione di apparecchi, video- poker e slot-machine, non collegati alla rete di concessionari ufficiali autorizzati, consentendo, a chi li gestisce, di disporre di continui flussi di denaro senza controlli e senza il pagamento delle relative tasse- si legge nella relazione della Dia- dall’altro nell’imposizione ai gestori di esercizi pubblici di apparecchiature controllate dai gruppi criminali”.

A Lecce e provincia, infine, si registrano segnali di rimodulazione degli attuali equilibri criminali. Nel Capoluogo, un duro colpo è stato inferto al clan Nisi- Briganti con l’arresto dei reggenti del gruppo. A Gallipoli, ma anche a Squinzano, Trepuzzi e Campi Salentina, il nuovo fermento è dimostrato da “una serie di eventi riconducibili ad avvertimenti, attentati ed intimidazioni”.

 

 

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