Cronaca

Ilva, Vendola: “Su di me accusa infamante. Scelsi io Assennato per Arpa”

TARANTO- Tanti i non ricordo in 6 ore e mezza di interrogatorio. Ma, sui due episodi che hanno fatto finire il presidente della regione Nichi Vendola tra i 53 indagati per l’inchiesta ambiente svenduto a carico dell’ Ilva, il governatore ha risposto. Parliamo di due episodi che risalgono all’ estate del 2010, il 22 giugno e il 15 luglio: due riunioni sulle quali i magistrati hanno chiesto diversi chiarimenti.

Il 22 giugno 2010 Vendola ha incontrato, in regione, l’ allora capo di gabinetto Francesco Manna, gli assessori Fratoianni e Losappio, il dirigente Pellegrino e Archinà. In quella sede, secondo l’accusa, il presidente della Regione avrebbe criticato fortemente l’operato dell’Arpa, non permettendo addirittura al direttore dell’ agenzia per la protezione ambientale Giorgio Assennato di presiedere al successivo incontro, quello del 15 luglio, con Fabio Riva, Girolamo Archinà e Luigi Capogrosso.

Secondo l’accusa, dai due vertici sarebbe chiaramente emersa la posizione di Vendola preoccupato, tra virgolette, di eventuali provvedimenti Arpa troppo duri nei riguardi dell’ Ilva. Eppure “l’oggetto di quelle riunioni – aveva già dichiarato il governatore – era la tutela dei posti di lavoro.”

E ancora, di fronte ai giudici avrebbe negato le presunte asprezze nella relazione con Assennato, definendolo anzi: “Uno scienziato noto per la sua intransigenza, consulente delle procure in importanti procedimenti che io ho voluto alla guida dell’Arpa proprio per la sua grande competenza”. Asprezze non confermate pure da assennato stesso, interrogato subito dopo Vendola. Il direttore dell’Arpa infatti, indagato per favoreggiamento, avrebbe taciuto in merito alle pressioni e minacce ipotizzate a carico di Vendola. Sarebbe “particolarmente infamante” secondo Vendola, dunque, l’ accusa di concussione, se venisse dimostrata. E’ con queste parole che si è difeso il presidente della regione: “Ho agito per amore di Taranto”

Un amore giustificato dai seguenti interventi regionali, ricordati da Vendola: «Dal 2006 abbiamo raddoppiato gli organici dell’Arpa a Taranto, abbiamo speso quasi mezzo milione di euro per acquistare lo spettrometro che ha consentito le indagini sulle diossine. Dal 1965 al 2006 non sono mai stati fatti monitoraggi in nessuno dei duecento camini dell’Ilva. E nella primavera 2008, quando abbiamo avuto i dati, abbiamo fatto l’unica legge antidiossina d’Italia». Ed ora, sulla base degli interriogatori già effettuati, la procura deciderà per quanti e per chi dei 53 indagati fare richiesta di rinvio a giudizio.

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