Cronaca

False fatture per oltre 2 milioni: indagate 10 persone

CEGLIE MESSAPICA –  Per quasi quattro anni rilascia fatture false, per 2 milioni e mezzo di euro, senza mai prestare servizio, evadendo iva per oltre 100mila euro. La guardia di finanza di Ostuni sgomina un maxi giro di fatture false orchestrato da un prenditore edile di 34 anni, originario di Ceglie Messapica e attivo nel settore dell’edilizia.

Una vera e propria attività imprenditoriale nata, secondo l’accusa, con il compito di emettere fatture false per non dover pagare l’iva e quindi, in alcuni casi, ottenere addirittura fondi europei.

Il meccanismo faceva leva sull’utilizzo delle società cartiere, ovvero imprese prive di scopo, il cui unico intento è quello di simulare prestazioni mai svolte, inesistenti, stampando fatture gonfiate, ovviamente false, per frodare l’iva.

Nello specifico, l’imprenditore di Ceglie ha rilasciato finte fatture per circa 3 milioni di euro evadendo quindi l’iva per oltre 110 mila euro, tutto a fronte di servizi e prestazioni mai svolte.

Insieme a lui altre otto persone sono state denunciate all’autorità giudiziaria, tra i legali e titolari di società compiacenti, tutte operanti nel settore delle costruzioni. Nel registro degli indagati, inoltre, ci finisce anche un consulente del lavoro di 39 anni sempre di Ceglie.

L’indagine, che ha portato a smascherare la presunta truffa, nasce come costola di una prima operazione anti evasione attuata dai militari della guardia di finanza della città bianca, coordinati dal capitano Antonio Martina, risalente all’agosto dell’anno scorso. All’epoca nel mirino delle fiamme gialle ci finì un’altra attività operante sempre nel settore del mattone che poi risultò essere effettivamente una vera e proprio impresa fantasma, senza intenti, almeno non quelli legali. La documentazione raccolta dai militari in quell’occasione ha di fatto svelato, ad oggi, un palese collegamento e una più chiara comunità di intenti con la società di cui era responsabile l’imprenditore cegliese.

Insomma, un’operazione ai danni del fisco lunga ben quattro anni, dal 2008 al 2012, con un giro d’affari che pesa quasi 3 milioni di euro e il solito finale. Quello, tutt’altro che a sorpresa.

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