Cronaca

Diffide e richieste danni: così la “banda dei pannelli” voleva zittire l’Indiano

LECCE– Carmine di Giglio e Alberto Aragones, dirigenti rispettivamente italiano e spagnolo del global solar fund, si difesero nell’inchiesta giornalistica con dichiarazioni in onda e fuori onda. Roberto Saija e Gaetano Buglisi, gli sviluppatori messinesi, invece si difesero dall’inchiesta giornalistica, con diffide e richieste di risarcimento danni.

Tutti e quattro, però, sono da 24 ore – più o meno – in carcere, accusati di associazione a delinquere finalizzata a percepire indebitamente gli incentivi del fotovoltaico. Tre anni fa, tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011, l’Indiano scoperchiò la banda del sole, che era sbarcata in terra salentina per riempirla di pannelli. E chiese conto anche e soprattutto di quella modalità dubbia di costruire gli impianti, attraverso autorizzazioni singole di piccoli impianti fotovoltaici in dia, formalmente intestati a società diverse, con un sistema che sembrava fatto di prestanome. E fu questa, in effetti la prima domanda posta all’allora country manager di gsf, Carmine di Giglio.

Sta di fatto che abbiamo visto: Roberto Saija ha proceduto con una richiesta di risarcimento danni da 220mila euro, richiesta civile (senza alcuna parallela querela penale) indirizzata direttamente ai giornalisti: Danilo Lupo e Tiziana Colluto. Va detto che Telerama e il suo editore hanno da subito assicurato assistenza legale e anche l’eventuale copertura finanziaria. Ma, nessuno ce ne voglia, dopo l’operazione black out e l’arresto del denunciante, dormiamo – noi tutti – sonni un po’ più tranquilli.

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