CALIMERA (LE) – In questo servizio sentirete spesso la parola: “Togli”! È il piccolo Mattia che vuole a tutti i costi togliere il tutore che deve indossare a causa di un problema al piede ed alla gamba. Non prova dolore, ma tanto fastidio: la sua vivacità di bimbo di 2 anni e mezzo è incontenibile e sta decisamente stretta durante le 14 ore in cui il bambino non può camminare a causa di questo sostegno di ferro.
Mattia vive a Calimera con mamma, papà ed il fratellino maggiore Maurizio. Ha una malattia genetica, tuttora studiata, che è stata diagnosticata a mamma Roberta durante la gravidanza.
I medici le dissero che il bimbo avrebbe potuto non sopravvivere e, invece, ce l’ha fatta. Ad un piedino aveva 6 dita ed una malformazione generale alla gambina. È piccolo, eppure ha già subito due interventi chirurgici. Roberta, al 7° mese di gravidanza, fu licenziata. Suo marito ha un’officina meccanica, costretto a chiudere ogni volta che devono affrontare un nuovo viaggio a Genova, dove il bimbo è seguito da uno specialista.
La vita è dura in casa Mazzotta: convivere con la patologia non è semplice, ma questa famiglia è unita e ce la fa. Affronta i continui viaggi, paga l’affitto di casa e quello dell’officina, manda a scuola il figlio maggiore e tiene duro. “Non ci sono case popolari libere qui a Calimera”, dice Roberta, che aveva chiesto un alloggio al Comune.
Nel 2010 si rivolse a CuoreAmico Progetto Salento Solidarietà, che le diede un supporto economico.
Fino a novembre hanno potuto contare sull’accompagnamento: un assegno da circa 480 € con il quale garantire la copertura minima delle cure e delle necessità di Mattia, ma qualche giorno fa è arrivata una lettera dell’INPS come una doccia fredda. Roberta sta già avviando un ricorso. Nel frattempo, lancia un appello.