Cronaca

Usura a Monteroni, arrestati imprenditore e ragioniere

MONTERONI (LE) –  Un grosso imprenditore edile che diventa strozzino di altri imprenditori dello stesso settore, con tassi d’interesse da capogiro, che arrivano anche al 144% annuo, spesso sfruttando i rapporti di credito instaurati per commesse di lavoro.

Le indagini dei carabinieri della Compagnia di Lecce, culminate con una serie di perquisizioni, oggi sfociano in 2 arresti: in carcere è finito Domenico Giancane, 63 anni, di Monteroni, titolare della ‘Edil Giancane’, che si trova sulla Lecce-S.Cesario e della società ‘Maga’, con sede a Monteroni ed il suo fido collaboratore, il ragioniere Giovanni Paolo Guido, 43enne anche lui di Monteroni, è agli arresti domiciliari.

Sarebbero più di 50 le vittime e il dato più triste è che solo una di loro ha confermato tutto ai carabinieri. Perchè per un imprenditore sarebbe ammettere di non avere liquidi, di essere in difficoltà economica e questo potrebbe comprometterne gli affari futuri. E per paura, una paura collegata ancora al denaro. Timore di non essere più finanziato da nessuno.

Il 14 settembre scorso i carabinieri, durante le perquisizioni a carico degli indagati – oltre a Giancane e Guido anche il Consigliere comunale Fabio Frassanito e l’ex imprenditore Gianfranco Pati –  trovarono 430 assegni e cambiali, per un valore di oltre 2milioni e 200mila euro.

Su quegli assegni c’erano le firme delle vittime. E da allora Giancane avrebbe non solo cercato di inquinare in ogni modo le prove a suo carico, ma anche minacciato i suoi ‘clienti’ perchè non collaborassero, nè confermassero nulla alle forze dell’ordine.

Ma i carabinieri, ancora una volta, hanno scoperto tutto. Per questo Giancane è ora in carcere ed il suo collaboratore Guido ai domiciliari, con provvedimento emesso dal Gip Ines Casciaro, su richiesta del Pm Alessio Coccioli.

Migliaia di intercettazioni telefoniche hanno smascherato quello che era un collaudato sistema di usura, con tanto di costrizione a rinnovare periodicamente gli interessi sui capitali concessi e scagnozzi (personaggi pregiudicati con pesanti precedenti sulle spalle) inviati a riscuotere.

E se anche non viene contestata l’aggravante della modalità mafiosa, le indagini che proseguono non la escludono. I carabinieri hanno trovato chiavi che aprivano cassette che contenevano altre chiavi per altre cassette: come una matrioska all’interno della quale c’erano altri 270 assegni sui quali ci sono firme di persone che, nonostante l’evidenza, non confermano nulla.

L’indagine non si chiude ed il numero degli indagati è destinato a crescere.

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