Politica

Lettera aperta ai Sindaci e ai Presidenti delle province di Lecce, Brindisi e Taranto

Caro Antonio,

Caro Paolo,

Caro Massimo,

Caro Mimmo,

Caro Gianni,

Caro Ezio,

vi scrivo nuovamente a distanza di un po’ di tempo questa lettera appello.

La scrivo da spettatore, come 1.800.000 cittadini meno 6, che ha a cuore il futuro di questa nostra amata terra. Sto assistendo in questi giorni ai vostri incontri (riusciti, sfumati, dimezzati); ai vostri battibecchi sui media su questioni a volte marginali; alle vostre acrobazie per prendere posizioni senza perdere postazioni.

Come a 1.800.000 cittadini meno 6, a me pare che lo spettacolo che state offrendo sia al di sotto della dignità e della storia delle istituzioni che guidate e della popolazione che rappresentate.

Per questo vi scrivo questa lettera aperta: non per trattarvi da nemici, non per additarvi come la casta, ma per chiedervi uno scatto in avanti: coinvolgete nel processo storico che ci coinvolge, tutti noi altri 1.800.000 cittadini Salentini. Interroghiamoci su quale può essere la soluzione migliore per il futuro di questo territorio e delle prossime generazioni. Non è più tempo di oligarchi, ma di democrazia.

Non è più tempo di tavoli, ma di assemblee. Non è più tempo di sms tra notabili, ma di referendum.

Cari presidenti e cari sindaci, la storia sta bussando alla nostra porta, travestita da una brutta, verticistica e oligarchica decisione del governo Monti che così come Mussolini, sfaldò l’unità della gloriosa Terra d’Otranto e come un patto scellerato nell’ Assemblea Costituente non gli assegnò il rango che meriterebbe.

Voi potete rispondere asserragliandovi a doppia mandata nei vostri sei palazzi del potere o invece, aprendo porte e finestre, convocando consigli provinciali e comunali, allargando il dibattito alla società civile, ai partiti politici, ai 146 sindaci e i rispettivi consigli comunali, di cui ben 72 in passato hanno discusso e deliberato sulle necessità di affrontare il tema della riforma istituzionale del nostro Salento.

Al mondo delle professioni, dell’impresa, dei sindacati, della rappresentanza sociale.

E infine dando la parola ai cittadini sul loro futuro, permettendo che siano 1.800.000 persone rimaste finora afone ad alzare la voce e a scegliere il loro destino pur sapendo che questo accorpamento delle province è un vero e proprio pastrocchio all’italiana in quanto, se sarà confermato l’indirizzo del governo, saranno ancor più deboli, senza deleghe e senza neanche rappresentatività.

Occorre dunque coraggio per non accettare supinamente questa insulsa riforma per osare e rilanciare.

La posta in gioco è molto alta, sarebbe opportuno scartare i patti taciti e i tavoli comodi per sfidare invece l’opinione pubblica, portare le vostre idee sui palchi per poi farle giudicare agli elettori. Ora è il momento di dimostrare se quel coraggio ce l’avete o no.

Paolo Pagliaro

Presidente Movimento Regione Salento

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