Cronaca

Ilva, mercoledì la decisione del Riesame su sequestro e arresti

TARANTO – Una due giorni di di battaglia, in aula, per decidere il futuro dell’Ilva. Mercoledì, salvo sorprese, il Tribunale del Riesame di Taranto si pronuncerà sul sequestro dell’area a caldo e sugli arresti di 8 persone, ai vertici societari e aziendali tra cui Emilio e Nicola Riva.

Sono serviti due giorni, oltre 15 ore di udienza, celebrata in un Palazzo di giustizia blindatissimo, per discutere i ricorsi presentati dai legali dello stabilimento. La parola passa ora al Collegio del Riesame composto da Antonio MorelliAlessandra Romano e Benedetto Ruberto.

In Tribunale gli indagati, tutti ai domiciliari tra Taranto e Milano, non si presentano. Oltre ai legali, arriva in aula solo il neo Presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante. La due giorni di battaglia, per il resto, è segnata dalle strategie, oltre che dell’accusa, anche della difesa del colosso siderurgico.

Il primo ‘assalto’ è stato dei legali dell’Ilva con la presentazione di due perizie, una chimica e l’altra epidemiologica, in risposta a quelle della Procura. E poi questa memoria difensiva che contesta la decisione del Gip e nella quale si sostiene che l’azienda esercita l’attività “in pieno e indiscusso rispetto di una legittima Autorizzazione integrata ambientale”.

Ma soprattutto – secondo l’Ilva – la presenza a Taranto dello stabilimento siderurgico, non ha prodotto un aumento dei tumori: “Non vi è alcun eccesso di mortalità”, è scritto nella memoria.

Quanto alla misura cautelare che ha disposto gli arresti domiciliari, i legali dei due principali indagati, Emilio Riva e suo figlio Nicola, hanno sostenuto nella memoria difensiva l’ insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e del pericolo di fuga, soprattutto in relazione al fatto che il Patron, proprio nel periodo in cui è scattato l’arresto, aveva “costantemente pianificato incontri con le più autorevoli istituzioni nel territorio dello Stato”, tornando dall’estero.

Infine, la mossa della Procura, le intercettazioni: “Dobbiamo legargli il culo alla sedia”, è il contenuto di una rilevazione telefonica. La frase sarebbe stata pronunciata da un Dirigente dell’Ilva, in una conversazione con altri dirigenti e farebbe riferimento all’arrivo in fabbrica di funzionari regionali che dovevano compiere un sopralluogo sugli impianti ritenuti a rischio ambientale.

Le intercettazioni sono contenute in un procedimento penale con l’ipotesi di reato di corruzione in atti giudiziari, unificato a quello per disastro ambientale.
Dalle intercettazioni, secondo indiscrezioni, emergerebbero contatti con tecnici che dovevano preparare l’Aia per conto del Ministero dell’Ambiente, nonchè, un presunto episodio di corruzione del docente universitario ed ex Preside del Politecnico di Taranto. Intercettazioni, dice Ferrante alla fine dell’udienza, non decisive.

 Infine, l’ex Prefetto di Milano rinnova il suo auspicio ad abbassare i toni.

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