LECCE – Sono oltre 1400 i profughi ospitati nelle strutture della Puglia dall’inizio dell’emergenza “Nord Africa”, lo scorso anno. 1400 persone per cui ora, nella fase della post emergenza,
si pone il problema serio dell’inserimento nel tessuto sociale e, perchè no, anche economico italiano. Finora questo non è stato. Le difficoltà dei primi mesi, dettate in molti casi non solo dai grossi numeri, ma soprattutto dalla fragilità e dalla vulnerabilità dei richiedenti asilo, ora aprono nuovi dubbi e nuovi interrogativi.
Come fare, a chi affidare la gestione dell’accoglienza, per evitare che si trasformi in un mero parcheggio nelle strutture che hanno aperto le porte ai migranti. Di questo si è discusso nel convegno “Accoglienza ed emergenza, due logiche a confronto”, tenutosi presso il Monastero delle Benedettine a Lecce e organizzato da Integra Onlus, l’associazione oggi riconosciuta come ente di tutela.
I migranti sono ospitati a Salve, a Castiglione d’Otranto in strutture ricettive di Palagiano e Castellaneta. Dopo l’esperienza traumatica di Manduria, la Puglia è stata presa a modello di accoglienza per le altre regioni. Il problema che si pone però ora, è come aiutare i migranti a riappropriarsi della propria vita: corsi di lingua, accompagnamento all’inserimento nel mondo del lavoro, tutte strade da ridiscutere assieme al soggetto attuatore, la protezione civile e alle istituzioni.
Certo, ci sono i tempi burocratici, per cui a un anno di distanza vi sono richiedenti che non hanno ancora sostenuto l’audizione per il riconoscimento dell’asilo politico. L’attesa rappresenta uno dei fattori di maggiore criticità per i migranti che di fatto vivono in una situazione di stand by. Ma dopo questo bisogna iniziare a ragionare. Perchè i migranti non si trasformino in numeri. E neppure in business dal velo umanitario.
di Tiziana Colluto