LECCE – Una protesta dopo i tantissimi appelli rimasti inascoltati e le altrettante promesse politiche cadute nel dimenticatoio: questo annunciano i medici convenzionati del 118 di Lecce che in questi giorni stanno organizzando uno sciopero per il 4 gennaio prossimo. Intanto, però, hanno scelto di invocare un intervento dell’ordine dei medici, al quale sono ovviamente iscritti, e che “non può restare indifferente – rimarcano all’unisono – davanti alle precarie condizioni contrattuali di chi oggi è in prima linea, anche sul fronte emergenza covid”.
La missiva inoltranta all’ordine è dura: “Ci vediamo costretti – scrivono al presidente De Giorgi – a reclamare la Sua attenzione su problemi e contraddizioni, presenti ormai da troppi anni, che riguardano il nostro contratto di lavoro. Una situazione che ci fa vivere un profondo senso di ingiustizia, esacerbato in modo evidente dalla attuale pandemia che da mesi stiamo gestendo, insieme alla Sanità tutta, con impegno e competenza.
Noi riteniamo che l’attuale contratto (ACN) cui siamo legati, appaia ormai DECONTESTUALIZZATO rispetto ai nostri compiti e agli accresciuti bisogni di soccorso territoriale. Un contratto di lavoro, il nostro, che NON ci riconosce neanche il diritto alla malattia e all’infortunio.
C’è inoltre da sottolineare – aggiungono – che molti Medici impegnati nel sistema emergenziale hanno un contratto a tempo determinato da anni: buoni per essere in prima linea a fare il lavoro “sporco”, ma non buoni per essere assunti nel Sistema Sanitario Nazionale.
La domanda a cui tutti noi vorremmo avere risposta è perché noi Medici Convenzionati, pur operando nelle stesse difficili condizioni, siamo privati dei diritti di cui invece godono i nostri colleghi Dipendenti. Il lavoro e l’esposizione al contagio sono gli stessi e allora perché non riconoscerci pari diritti, permettendoci la transizione verso una nuova e più equa condizione di Dipendenti ASL?
Se oggi ci rivolgiamo all’Ordine -concludono- è anche perché tra i compiti degli ordini professionali c’è quello di dirimere le controversie tra il Sistema Sanitario Nazionale e le categorie professionali. Chiediamo quindi un segnale forte, che fughi ogni dubbio sulla posizione del NOSTRO ordine”.
