Cronaca

Relazione Dia: nei clan meno figure apicali e più “network”. Business: droga, armi ed estorsioni

LECCE – La collaborazione di alcuni boss e l’azione di contrasto di Magistratura e Forze dell’Ordine li ha certamente infiacchiti. Ma fatto sta che le storiche compagini mafiose operanti nel Salento hanno saputo reinventarsi, adattandosi all’assenza delle figure apicali e intessendo quello che la DIA defisce “una sorta di network delinquenziale”. È quanto emerge dalla relazione del primo semestre 2019 stilata dalla Direzione Investigativa Antimafia resa pubblica nelle scorse ore.

Moduli organizzativi più reticolari e di profilo meno verticistico“: a questo lavora la criminalità locale, tanto da determinare quella che nella relazione è definta “una galassia criminale in cui criminalità organizzata e comune si fondono”.

Il primo focus del resoconto DIA è incentrato sui clan “immortali”.

Di fatto nel semestre in esame non sembra ancora vacillare l’intesa criminale siglata tra la consorteria BRIGANTI, appoggiata dai TORNESE di Monteroni di Lecce, e la consorteria PEPE, entrambe attive nel traffico di stupefacenti e nelle estorsioni. A confermarlo gli esiti investigativi dell’operazione “Le Vele”, conclusa il 7 gennaio 2019 dalla Polizia di Stato, che ha consentito di smantellare due gruppi criminali, nati dalle ceneri dei sopracitati clan leccesi, che avevano impiantato nella zona della cosidetta “167”di Lecce il proprio quartier generale della droga.Traffico di stupefacenti, usura ed estorsione: queste le “specialità” del sodalizio citato, tra l’altro, come uno tra i più strutturati e ramificati sul territorio.

Altrettanto radicate e strutturate nei territori di rispettiva competenza sono le consorterie COLUCCIA, DE TOMMASI e PELLEGRINO, la cui capacità criminale si è manifestata nel traffico delle sostanze stupefacenti, nelle estorsioni e nelle frodi sportive.

Il secondo focus della relazione è incentrato sul core business comune a tutte le organizzazioni criminali egemoni, ossia il traffico di droga, causa principale di attrito tra i clan, poco propensi a spartirsi la piazza.

Sempre più di primo piano il ruolo ricoperto, su questo fronte, dalla città delle Aquile. Il litorale leccese – si legge – continua a rappresentare, per la vicina Albania, il primo attracco fondamentale per rifornire di marijuana, e non solo, i mercati italiani ed europei“. Nell’operazione di polizia giudiziaria denominata “Fiori di primavera”, conclusa il 12 febbraio 2019 dalla Guardia di Finanza, “le attività di indagine hanno dato atto della quotidiana ed indefessa attività criminale posta in essere da tre sodalizi, della frenetica ed ininterrotta attività di importazione e di cessione di sostanze stupefacenti – si legge ancora – posta in essere tra l’Albania e l’Italia e successivamente sul territorio salentino e su quello di altre regioni italiane“.

Gli stabili collegamenti tra sodalizi pugliesi e gruppi criminali dei Paesi dell’area balcanica sono risultati strumentali -precisa la DIA- anche sul fronte dell’immigrazione clandestina e del traffico di armi.

Infine anche le estorsioni continuano a costituire un’importante fonte di guadagno. Non sono infatti mancati i tipici segnali intimidatori e violenti in danno di beni mobili ed immobili di proprietà di artigiani, commercianti e titolari di imprese turistiche stagionali.

Ci sono poi i settori, anch’essi contaminati, dei giochi e delle scommesse, senza tralasciare il condizionamento della pubblica amministrazione, già evidenziato nella relazione del semestre precedente.

E.Fio

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