Politica

Asl Lecce, in 5 in corsa per il posto da dg. Ma la sfida è tra Rollo e Rossi

BARI – Cinque nomi per un posto: quello di direttore generale della Asl di Lecce. Ma in realtà in ballo da settimane ce ne sono solo due. La nomina appesa da tempo è ormai pronta per essere ufficializzata.

E’ composta da 5 persone, si diceva, la rosa di nomi dalla quale il governatore Emiliano sceglierà quello più adatto.

Eccoli: il primo candidato è Gianluca Capochiani, fasanese attuale direttore sanitario della Asl di Bari. Con lui ci sono Massimo Mancini foggiano direttore amministrativo dell’Oncologico di Bari, Antonio Pastore attuale direttore amministrativo proprio della Asl di Lecce, Stefano Rossi e Rodolfo Rollo, rispettivamente a capo delle Asl di Taranto e Lecce.

I giudizi espressi sui candidati sono tutti naturalmente positivi. Ma spiccano i due che realmente si sono contesi l’incarico sino all’ultimo. Rossi, appunto e Rollo. Difficile la scelta per il governatore perché entrambi hanno curriculum e esperienza notevoli

Nella scheda valutativa dei cinque, di Rollo si sottolinea tra le altre cose “l’ottimo curriculum, la grande competenza e la capacità di leadership”. Rossi da par suo è descritto come un candidato dal “curriculum di grande rilevanza, con grande preparazione ed esperienza sul campo e ottime doti di leadership”.

Chi, dunque, sarà il prossimo direttore generale dell’azienda sanitaria di Lecce? Ciò che ha frenato e frenerà sino alla prossima settimana il governatore è proprio la scelta tra la continuità e un cambio di rotta deciso. Rossi raprpesenterebbe un punto di svolta, un elemento nuovo che porterebbe come naturale che sia, un nuovo vento. Rollo da par suo è al timone di una macchina da tempo, la conosce bene e può imprimere una accelerata.

In più spostare Rossi a Lecce comporterebbe un altro problema: chi potrebbe prendere il suo posto nella delicatissima Asl di Taranto? Delicata per l’emergenza sanitaria, per la necessità di attenzione costante i motivi legati alla presenza del siderurgico. La risposta, nei corridoi della presidenza è una: nessuno. Ecco perché sino ad ora non si è deciso di rimescolare le pedine.

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