LECCE- In aula per la prima volta, i 13imputati ritenuti affiliati al clan di Tommaso Montedoro e arrestati nell’operazione Diarchia del 30 maggio scorso. Montedoro e gli altri hanno scelto il rito abbreviato e il gup Cinzia vergine ha accolto la richiesta per tutti. Il 25 settembre si tornerà in aula e alcuni imputati saranno interrogati con l’ascolto anche di testimoni. Il presunto boss tommaso Montedoro, era in video conferenza dal carcere di Voghera, collegato con l’aula della Corte d’Assise dove si è tenuta l’udienza.
Il blitz era scattato dopo un anno e mezzo di indagini partite dall’omicidio di Augustino Potenza e poi proseguite dopo il tentato omicidio di Luigi Spennato. Secondo gli inquirenti, per quest’ultimo fatto di sangue, Montedoro è stato il mandante. Era un ex amico e socio di Augustino Potenza, ucciso il 26 ottobre del 2016. I due magistrati inquirenti, Guglielmo Cataldi e Massimiliano Carducci, avevano chiesto il giudizio immediato accolto dal gip Alcide Maritati. Gli arresti furono eseguiti dai carabinieri del Reparto Operativo e dal Nucleo Investigativo diretto dal maggiore Paolo Nichilo con un decreto di fermo urgente per salvare la vita a Ivan Caraccio, condannato a morte dal clan mafioso guidato da Tommaso Montedoro che dai domiciliari, a La Spezia, teneva, secondo gli inquirenti, le fila del sodalizio. Le indagini a cui seguì l’operazione Diarchia aveva fatto luce sulla perdurante attività criminale nel territorio casaranese e non solo, con Montedoro e Potenza a capo del clan, la “Diarchia”dei due cesari , appunto, nome dato all’operazione. Per questo il comune di Casarano si è costituito parte civile con l’avvocato Francesco Vergine. Del collegio difensivo fanno parte gli avvocati Giuseppe Corleto, Mario Coppola, Luigi Rella, Giuseppe Venneri, Biagio Palamà, Elvia Belmonte, Simone Viva, Andrea Stefanelli.