Politica

Consiglio regionale, boom di visite fiscali troppi in malattia?

BARI-7000 euro nel 2014, altrettanti da prevedere nel 2015. E’ uno dei capitoli di spesa del Bilancio del Consiglio regionale. Briciole, si dirà. Soprattutto se confrontati con i milioni di euro che si spendono per far vivere l’istituzione più importante della Regione. Saranno anche briciole, i 7000 mila euro. Ma se si pensa che sono spesi e da spendere annualmente per inviare a casa dei dipendenti una visita fiscale, allora forse le cose cambiano.
Le visite fiscali, come è noto, sono quelle che un medico inviato dall’istituto di previdenza, Inps, Indpad o qualsiasi altro, effettua a domicilio per verificare che il dipendente dell’azienda, pubblica o privata che sia, stia effettivamente come dichiarato nel certificato medico.Quindi, che sia effettivamente ammalato o impossibilitato ad andare a lavoro per motivi di salute.Si può mandare dopo un giorno di assenza o dopo i 3 classici. Fatto sta che lo si manda perché lo richiede il datore di lavoro e quindi è a suo carico.Ogni Regione stabilisce le tariffe.

In Puglia una visita domiciliare si aggira intorno ai 54 euro, una visita in ambulatorio 38 euro.Dunque, facendo un semplice calcolo matematico e considerando la fascia massima ovvero quella ch prevede la visita domiciliare, nel 2014 è stato previsto e speso il necessario per inviare 129 volte la visita fiscale a casa di un dipendente del Consiglio. Considerando che i dipendenti sono circa 300, si può stabilire, e sempre nella migliore delle ipotesi, che a giorni alterni se ne ammala qualcuno a cui va richiesta la visita fiscale.

Perché dunque quei 7000 euro sono tanti? Perché se si decide di spenderli per inviare 129 volte un controllo è perché, evidentemente, le assenze sono tante. Perché, forse, si vuole accertare la veridicità delle assenze, perché queste evidentemente sono talmente tante da aver indotto l’Ufficio di presidenza a vederci chiaro.Un problema comune in ambito pubblico e che, forse, fa indignare chi a lavoro ci deve andare anche se ammalato perché altrimenti non porta il pane a casa.

 

 

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