Cronaca

Parla Tap: “Ecco i politici con cui concordammo il gasdotto a San Foca”

MELENDUGNO- E’ forse la prima volta che gli uomini della tap e gli attivisti del comitato no tap si ritrovano faccia a faccia. E avviene sulla costa di san foca nel punto esatto nel quale è previsto lo sbarco della discordia, cioè tra i due lidi balneari Chicalinda e San Basilio, proprio dove il tubo progettato dalla multinazionale del gas dovrebbe incunearsi nel delicato sottosuolo salentino. È un fuori programma non previsto: in ogni caso il country manager Giampaolo Russo tiene botta e rintuzza dal suo punto di vista il punto di vista del comitato.

Quello sulla costa di San Foca è il punto di snodo di una giornata, che Tap aveva minuziosamente progettato: il tour sui luoghi del progetto, riservato ai mass-media, è venuto dopo un’intensa mattinata nella quale gli uomini del gasdotto avevano affrontato il fuoco di fila delle domande dei giornalisti.

È soprattutto l’ingegner salvatore volpe ad entrare nel merito dell’impatto ambientale del gasdotto: un impatto – afferma Tap – sostanzialmente nullo sia in mare che a terra. Tanto che russo esprime (testualmente) profonda indignazione verso le osservazioni della lega tumori di Giuseppe Serravezza, che per il country manager sarebbero basati su allarmismi non scientifici. Ma nella tavola rotonda della mattinata sono altre le parole che fanno scalpore: la ricostruzione – già nota a chi ha seguito la vicenda – del come il gasdotto sia sbarcato a Melendugno.

Tap doveva sbarcare a brindisi: tra il 2005 e il 2010, parola di russo, si esplorarono quattro ipotesi nel territorio del comune Messapico. Tre a sud dell’abitato (Lendinuso, Cerano, petrolchimico) e una a nord (Casale). Tre ipotesi escluse o per i vincoli ambientali o per la destinazione urbanistica delle aree, spiega russo. E l’amministrazione dell’allora sindaco Domenico Mennitti fece muro.

A quel punto spuntò la proposta di Vittorio Potì di portare a san foca l’attracco: “l’allora sindaco vedeva tap come un’opportunità – dice il country manager – a differenza dell’attuale sindaco”. Ma a sponsorizzare l’attracco a san foca non fu solo l’allora sindaco ed ex consigliere provinciale e regionale Vittorio Potì: era il 15 dicembre 2010, il gasdotto sembrava arenato sulla costa di brindisi, quando una telefonata dell’allora presidente della commissione ambiente della provincia di Lecce, Francesco Bruni, oggi senatore di Forza Italia, garantì il consenso allo spostamento a San Foca. E della questione fu informata – ed espresse assenso – anche l’assessore all’urbanistica della regione Puglia.

A parte, Giampaolo Russo specificherà di aver parlato anche con l’ex vicepresidente della regione puglia, oggi assessore allo sviluppo economico, Loredana Capone, che avrebbe anche consigliato il tipo di compensazioni ambientali da promettere al comune di Melendugno, ad esempio un progetto di recupero della grotta della poesia. Faccio prima a dirvi con chi NON ho parlato – ironizza russo, nel tragitto verso l’area che ospiterà il terminale di ricezione. E qui va in scena un ennesimo faccia a faccia con il comitato, che di veder spuntare due tubi di sfiato – due comignoli, di fatto – in quella campagna non vogliono saperne. Ma tant’è il progetto è sul tavolo: è ancora possibile cambiare la destinazione? Magari a brindisi, prima ipotesi progettuale? Oppure a Otranto dove un gasdotto concorrente (che si chiama itgi e appartiene a Edison) sarebbe molto più avanti nell’iter autorizzativo? Solo se i vincoli ambientali lo consentissero e la regione potesse garantire il consenso del territorio – è la risposta di Tap.

Tap insomma non chiude la porta ad un eventuale cambio di approdo, ma lascia intendere che il passaggio è strettissimo. E saranno decisivi i prossimi tempi, nei quali proseguirà la procedura di consultazione pubblica messa in campo per la prima volta in Italia. Qui nel Salento, sulla Tap.

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