Cronaca

Gilberto Maci su marchio enoteca: “Questione pendente”

LECCE  –   Sul marchio conteso delle ‘Cantine Due Palme’ non è detta l’ultima parola: tanto, per lo meno, afferma Gilberto Maci, titolare dell’enoteca-showroom di viale Japigia nella quale è stata ritrovata della polvere esplosiva lunedì mattina.

Il fatto di cronaca ha portato alla ribalta un’altra questione, sconosciuta al grande pubblico: la contesa giudiziaria tra il Presidente del CdA delle ‘Cantine Due Palme’, Angelo Maci, e il figlio Gilberto titolare dello showroom che fino ai primi di gennaio portava le insegne delle ‘Cantine Due Palme’, fino a quando il Tribunale di Bari non ha dato ragione a Maci padre, privando il Maci figlio dell’utilizzo del marchio.

Ma la questione è ancora pendente e nella prima fase del giudizio Gilberto Maci è stato condannato in contumacia – precisano i suoi legali, l’Avvocato Antonio De Mauro e l’ Avvocato Roberto Rella. Questo perché – proseguono – ogni notifica del Tribunale di Bari a lui indirizzata, veniva recapitata nella sua residenza di Cellino San Marco, il cui accesso era a lui interdetto.

Certi della legittimità della nostra posizione aspettiamo fiduciosi gli esiti giudiziari delle questioni legali. E altrettanto fiducioso si dice Gilberto Maci, che in una sua dichiarazione ricorda che “Cantine due Palme è una cooperativa ,di cui sono socio conferitore con la mia quota di circa 50 ettari di vigneti già in produzione e non una ditta individuale”. Secondo Gilberto Maci, il contrasto con il padre nasce “da fattori strettamente personali” e si dice “profondamente rammaricato per l’accaduto ma ancor più per l’atteggiamento e le dichiarazioni rilasciate dal Presidente, nonchè mio padre”.

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