BRINDISI- Beni per oltre due milioni e mezzo di euro sono stati confiscati dalla DIA di Lecce a Salvatore Buccarella, 55 anni, capo storico dell’omonimo clan della Sacra Corona Unita, attualmente detenuto nel carcere di Secondigliano, condannato all’ergastolo.
4 abitazioni, 22 fondi agricoli e soprattutto metà della masseria di famiglia, fra Tuturano e Brindisi, ritenuto dalle forze dell’ordine il quartier generale, dove Buccarella prima e i suoi familiari poi, durante il periodo della sua detenzione, avrebbero organizzato incontri con gli affiliati per stabilire le linee d’azione, sono stati sequestrati definitivamente.
Buccarella, conosciuto anche con il soprannome di Totò Balla è certamente un personaggio di spicco della criminalità organizzata brindisina. Condannato 4 volte per reati di mafia ed anche per omicidio, è stato a lungo a capo del sodalizio, fin dagli anni 80.
Messo in ombra, per così dire, dopo lo scisma con i mesagnesi, è tornato ad avere, verso la fine degli anni 90, un ruolo di comando allargando il raggio d’azione da Tuturano fino al confine Brindisi-Lecce. Buccarella, inoltre, sarebbe riuscito, nonostante il regime di detenzione, ad impartire ordine ai suoi collaboratori anche dal carcere. I beni confiscati, acquistati tra il 1988 ed il 1995 appartengono anche al padre, Giovanni, 85 anni e alla sorella Maria Rosaria, 58 anni.
I controlli economico-patrimoniali eseguiti dagli uomini della direzione investigativa antimafia, hanno portato alla luce una sproporzione fra i redditi dichiarati tra il 1980 ed il 2000 e le reali possibilità economiche della famiglia Buccarella i cui componenti, negli anni in questione, avrebbero dichiarato redditi da un minimo di 800mila lire al mese ad un massimo di 1.200.000, salvo poi accumulare beni per oltre 500mila euro.
I beni confiscati, adesso, passano allo Stato che li ha già affidati all’associazione Libera di Don Ciotti. “E’ un provvedimento importante” spiega il caposezione della DIA di Lecce, Leonzio Ferretti “perchè per la prima volta interessa un capo clan brindisino”.
Il provvedimento di confisca è stato emesso dalla seconda sezione penale del tribunale di Brindisi su proposta del direttore della DIA, Arturo De Felice.