Cronaca

Strangolata a Milano, figlia e genero incastrati dalle cimici

BRINDISI- «Sul giornale hanno scritto che tua mamma pesava 45 chili. A me sembrava di trasportarne ottanta». È una delle conversazioni intercettate dai carabinieri del nucleo investigativo di  Milano che indagano sulla morte di Maria Concetta De Santis, la 77enne originaria di Brindisi ma residente in Lombardia trovata morta strangolata in cantiere di Cesano.
La frase, agghiacciante, è stata pronunciata da Gianni d’Agostino, genero della pensionata e quindi marito di Daniela Albano, la figlia 39enne di Maria Concetta. Entrambi sono stati fermati dagli investigatori, che avrebbero anche ottenuto una prima, ma “piena confessione” da parte di d’Agostino.  A uccidere la donna, sarebbero stati proprio loro. Con un movente che mostra la faccia più buia della miseria umana.

Maria Concetta è stata uccisa, infatti, per soldi. È stato proprio il genero a raccontare come la suocera avvesse da tempo stretto i cordoni della borsa.

“Non ci dava più soldi e vivere con lei – ha confessato l’uomo – era diventato impossibile”. Secondo una prima ricostruzione, a scatenare la furia omicida sarebbe stata una lite esplosa quando la 77enne si è accorta della sparizione di alcuni gioielli. Erano stati venduti dalla coppia in un compro oro, con un incasso di 5500 euro.

Poi, una parziale riappacificazione. Madre e figlia, il 5 dicembre, giorno della scomparsa, si recano in una sala bingo. Poi, tornano a casa. Qui, Daniela, insieme al marito, prima narcotizza la donna. Poi, una volta indossati dei guanti, la strangolano. Il corpo viene infilato in un sacco nero dell’immondizia e poi, nella notte, trasportato nel cantiere dove, qualche giorno dopo, sarà ritrovato da un operaio.

I militari, sin dall’inizio, hanno nutrito dubbi sulla coppia, installando delle cimici nell’appartamento. Alcune conversazioni si sono rivelate incastranti e, quindi, hanno convinto gli inquirenti a procedere.

Una morale su questa storia, che presenta ancora tanti lati oscuri, è ben esplicata nelle parola del procuratore aggiunto Alberto Nobili: «Si tratta di una storia tristissima, di avidità, di rapporti deteriorati e di pochezza di valori etico-morali dove la vita vale zero».

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