Cronaca

Omicidio Naser Bahtijari, si apre il processo a Taranto

TARANTO – Ha preso il via nel Tribunale di Taranto di via Marche il processo per fare luce sulla brutale esecuzione di Natale Naser Bahtijiari – 21enne del Campo Sosta Panareo a Lecce accoltellato, picchiato e gettato in una scarpata a Manduria la notte tra il 22 e il 23 febbraio scorso. A quasi un anno dall’omicidio si apre quindi il processo col rito ordinario con l’acquisizione delle prove nei confronti dei tre imputati accusati dell’uccisione del giovane collegati in videoconferenza davanti alla Corte d’Assise di Taranto. Si tratta dei manduriani Vincenzo Antonio D’Amicis di 20 anni, Domenico D’Oria Palma e Simone Dinoi, entrambi di 23 anni. Dovranno rispondere di omicidio in concorso, con una serie di aggravanti tra cui la crudeltà e il metodo mafioso, e poi di tentata soppressione o distruzione di cadavere, considerato che nelle intenzioni – così come intercettato – il corpo del giovane doveva essere bruciato.

A giudizio anche il nonno di D’Amicis, Vincenzo Stranieri, 64 anni, ex boss della Sacra corona unita, soprannominato “stellina”, accusato (assieme al nipote) della rapina dell’auto con la quale il giovane rom si era recato a Manduria. Secondo l’accusa, avrebbe raggiunto la vettura Fiat 500 con a bordo le due ragazze che accompagnarono la vittima, costringendole a lasciare il mezzo e a consegnare loro le chiavi, con frasi minacciose.

Risale al 15 dicembre scorso una prima condanna in abbreviato a 4 anni di carcere per Suad Bahtijari, fratello della vittima, al quale è contestato il reato di spaccio aggravato in concorso con Dinoi e D’Amicis. È per suo conto – stando alle indagini – che Natale Naser quel 22 febbraio ha raggiunto Manduria, con l’obiettivo di incassare il pagamento di una partita di 100 grammi di cocaina. Non poteva immaginare Suad che i suoi acquirenti-soci del Tarantino per non pagare il debito di droga avrebbero ucciso suo fratello, oltre che per vendicare il torto subito da Stellina in persona, con una serie di spari indirizzati all’auto della figlia del boss.

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