LECCE – Non ci sarebbe stata alcuna truffa perchè nessuno sarebbe stato indotto in errore. E’ la difesa degli imputati nel processo per il palazzi di via Brenta a sostenerlo, in aula davanti al Giudice Stefano Sernia che il 20 maggio prossimo pronuncerà la sentenza.
Si sono chiuse le discussioni del collegio difensivo degli imputati, accusati a vario titolo di falso e truffa. La Procura per loro ha già chiesto una condanna a 16 anni di reclusione.
3 anni di carcere, in particolare, sono stati invocati rispettivamente per l’ex Consulente giuridico dell’allora Sindaco di Lecce Adriana Poli Bortone, Massimo Buonerba e per l’ex Dirigente del Settore economico e finanziario di Lecce Giuseppe Naccarelli, dal Procuratore Aggiunto Antonio De Donno, che ha ereditato il fascicolo dal PM Imerio Tramis, oggi alla Procura minorile. Una condanna a 2 anni, invece, è stata richiesta per tutti gli altri imputati. Si tratta dell’ex Assessore al Bilancio Ennio De Leo; del Legale rappresentate della ‘Socoge’, società costruttrice dei palazzi, Pietro Guagnano, l’ex Direttore generale Piergiorgio Solombrino; del Tecnico Maurizio Ricercato e del Geometra Roberto Brunetti.
“Il processo è stato istruito malissimo – ha affermato l’Avvocato Angelo Pallara nel corso della sua arringa difensiva – nel capo d’imputazione non è indicato chi sarebbe stato indotto in errore. Si può presupporre che si tratti del Consiglio comunale. Ma è stato proprio quel Consiglio comunale a dare a Naccarelli il potere di firmare il contratto”.
“Se c’è qualcuno che da quel contratto ci ha guadagnato – ha invece affermato l’Avvocato Sabrina Conte – di certo sono state le due società: la finanziaria milanese Selmabippiemme e la Socoge, la società costruttrice dei palazzi”.
Si chiudono così le discussioni dei legali.
Parti civili nel processo, la Selma e il Comune di Lecce che, con l’Avvocato Andrea Sambati, ha già formulato una richiesta di risarcimento danni pari a 2 milioni e mezzo di euro.