Attualità

Imprese contro i tassi Bce: “L’inflazione si combatte sulla nostra pelle”

LECCE E PROVINCIA – In tutta la Puglia i prestiti alle imprese di costruzioni ammontano, ad oggi, a 2 miliardi e mezzo di euro. Di questi, 459 milioni sono stati captati dalle aziende edili di Lecce e provincia. Il punto è, però, che restituirli con i tassi stabiliti dalla Banca Centrale Europea sarà molto difficile.
Basti pensare che il tasso Euribor, ossia quello di riferimento per i mercati finanziari, in soli tre mesi è salito a 3,5%, mentre prima stazionava al di sotto dell’1%.
Partendo da questi dati, diramati dall’osservatorio edile della provincia di Lecce, le associazioni di categoria del territorio insorgono compatte: questa – dicono – rischia di diventare una spirale senza fine, con le imprese ancora in affanno che faticano a rivedere la luce.
Valentino Nicolì, presidente di ANCE Lecce, arriva dritto al punto: “L’aumento dei tassi incide sul mercato creditizio – dice – comportando mutui più onerosi che rischiano di diventare inaccessibili. Tra i rialzi già in atto e quelli prevedibili, dacché cantierizzati, la situazione è più che preoccupante. L’inflazione va tenuta sì sotto controllo – incalza – ma speriamo che questa non sia l’unica strada individuata”.
Giuseppe Petracca, alla guida dell’Associazione Piccole Industrie di Lecce, aggiunge poi un dato: “ci sono ancora milioni di euro sotto forma di crediti ancora fermi nei cassetti fiscali e non liquidati dalle banche alle ditte e alle società salentine esecutrici dei lavori di riqualificazione energetica degli edifici. Il settore delle costruzioni si trova così in una spirale dalla quale sembra sempre più difficile uscire – insiste – e I continui rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Bce stanno spingendo verso un grave rallentamento dell’economia, portando le aziende sane a rinviare gli investimenti e quelle indebitate a dover far fronte a maggiori oneri per ripagare le banche a cui hanno chiesto dei prestiti”.
Una situazione insostenibile, dunque, per la quale la categoria preannuncia battaglia.
A tal proposito Confapi, per voce del presidente nazionale Cristian Camisa, rimarca il valore delle Pmi, “che hanno garantito occupazione anche in piena pandemia – dice – evitando così pericolose ricadute anche di carattere sociale. L’inflazione – rimarca poi – non è dovuta dalla domanda ma è in buona parte figlia degli aumenti energetici, frutto di una politica non corretta sul tema da parte dell’Europa. E la soluzione non è l’aumento dei tassi”.

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