AttualitĂ 

Eolico in mare: l’impatto in un porto e quello nel Canale d’Otranto

SALENTO – A sinistra, un porto. Un’area industriale. Con piattaforme in mare, banchine, gru al servizio dell’area portuale e delle navi merci, e 10 pale eoliche.

A destra, una costa quasi incontaminata, uno skyline azzurro a perdita d’occhio, frastagliato da 90 pale eoliche di 250 metri di altezza.

A sinistra, siamo a Taranto, in Mar Grande, di fronte al terminal container di Yilport, una holding turca che opera qui.

A destra siamo a Torre Minervino. Il mare è quello di Santa cesarea Terme e questa è la simulazione, che già conosciamo, prodotta dal Comitato Tutela Porto Miggiano, sulla base di elaborazioni fatte in Inghilterra e immagini reali di impianti eolici già esistenti visti dalla costa, lontani dal litorale 8 km, invece dei 12,8 previsti nel progetto di impianto eolico off shore tra Otranto e Castro della società Odra Energia, ma con altezza pari a un terzo rispetto alle pale che si vorrebbero impiantare nel mare salentino.

Quello di Taranto, inaugurato giovedì 21 aprile, è Beleolico, realizzato da Renexia, società della holding Toto, è il primo parco eolico off shore del Mediterraneo, che fornirà energia al porto e ne cederà il 10%.

Il taglio del nastro è avvenuto dopo 14 anni di attesa, con il plauso dei ministri delle Infrastrutture, Giovannini, e dello Sviluppo economico, Giorgetti.

L’impatto, nei due scenari, è oggettivamente diverso. Da un lato, 10 pale in un contesto prettamente industriale, in uno specchio d’acqua deputato alla produzione e ai trasporti.

Dall’altro, 90 pale al largo di uno dei paesaggi piĂą blu, di fronte a una costa, quella che corre da Otranto a Leuca, di grande pregio paesaggistico e di grande appeal turistico. Su questo si basa l’opposizione di un territorio che dice “sì” alle rinnovabili ma nel luogo giusto, come può essere, appunto, un’area industriale.

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