Sanità

Femore e infarto, punte di eccellenza nella sanità leccese. Ma 4 ospedali su 6 sono “osservati speciali”

La Sanità pugliese? “Non è più in rianimazione, ma non è ancora in grado di camminare da sola”. Il governatore – e assessore alla Sanità – Michele Emiliano commenta così i risultati del Programma Nazionale Esiti, una sorta di pagella degli ospedali italiani redatta annualmente dall’Agenas.

E la fotografia che ne viene della Puglia, è in chiaroscuro, “eravamo talmente indietro – ha puntualizzato ancora Emiliano – da essere ancora in affanno”.

Spiccano – in positivo – a livello regionale, le performance dell’ospedale ‘Vito Fazzi’ di Lecce e del “Veris Delli Ponti” di Scorrano per tempestività di intervento sulle fratture del femore negli over 65: il 70% dei pazienti viene sottoposto all’intervento chirurgico entro due giorni. Ancora meglio l’ospedale di Francavilla Fontana, nel brindisino, che raggiungendo il 93%, rientra tra i dieci migliori ospedali in Italia per questo indicatore.

L’ospedale di Gallipoli, invece, spicca per l’area cardiologica: il tasso di mortalità a 30 giorni dall‘infarto del miocardio acuto, è inferiore alla media nazionale fissata all’8%. Ciò vuol dire che si interviene tempestivamente, evitando anche le complicazioni successive. Migliorano a livello regionale i dati sul ricovero per diabete, ipertensione arteriosa, scompenso cardiaco. Ma, come detto, a fronte di dati incoraggianti ci sono ancora ombre: come la percentuale relativa alle malattie croniche, ridotte ovunque tranne che a Brindisi e Taranto, per comprensibili ragioni ambientali.

Come detto, però, le criticità ci sono e non sono di poco conto. Quattro dei sei ospedali della provincia di Lecce sono “sorvegliati speciali”. Si tratta di Gallipoli, Galatina, Copertino e Scorrano. Non essendo previsto il piano di rientro per i presidi territoriali delle Asl – è previsto solo per gli Ircss e per gli ospedali a gestione diretta come i policlinici – la Regione sta monitorando le performance sanitarie ed economiche di queste strutture per rimetterle in carreggiata senza ulteriori pesanti conseguenze. A far precipitare la media complessiva – in realtà per tutti e sei gli ospedali leccesi – è il dato sul parto cesareo: il ricorso alla chirurgia è altissimo ed è pari al 31% delle nascite, a fronte della media nazionale del 25%. Insufficienti anche le performance dei reparti relativi alle malattie respiratorie a Lecce, Copertino e Casarano.

Avanti tutta con il piano di riordino ospedaliero, dunque. Per la Regione gli accorpamenti e gli spostamenti dei reparti sono l’unica arma per garantire qualità e sicurezza ai pazienti pugliesi. “Ci sono ospedali in cui gli interessi dei medici prevalgono sugli interessi dei pazienti – ha concluso Emiliano –. Ci sono reparti che operano pochissime persone pur tuttavia sono aperti. Questo è l’unico modo per ottenere quel riequilibrio di buoni risultati operatori che sono richiesti dalle leggi italiane e dal buon senso”.

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