Politica

Morciano: “parentopoli a Palazzo dei Celestini, Tundo e Gabellone chiedano scusa”

LECCE –  “Nell’ultimo Consiglio provinciale del 2017,  il 21 dicembre scorso, è stata deliberata la designazione del presidente del C.d.A. dell’Istituto Minorati della Vista “A. Antonacci” di Lecce. I candidati che avevano presentato istanza erano tre e tra questi è stato scelto  Gianluigi Tundo, che solo dopo abbiamo scoperto essere il figlio del Consigliere provinciale in carica Giovanni Tundo“. A puntare il dito contro Palazzo dei Celestini con l’accusa di parentopoli è il leader del gruppo consiliare “Salento Bene Comune” nonché Segretario provinciale del Pd Ippazio Morciano.

Non le manda a dire e in comunicato vuota il sacco e arriva dritto al punto: “Tundo ha ricevuto  7 voti a favore dai dodici Consiglieri presenti. Come minoranza -spiega- non avendo avuto la possibilità di avere conoscenza dei rispettivi curriculum dei predetti aspiranti, perché non allegati agli atti del Consiglio, abbiamo votato scheda bianca, non prima di aver manifestato al Presidente Gabellone il nostro disappunto per tale situazione. Approfondendo in seguito detta nomina,  abbiamo appurato trattasi, salvo smentite, del figlio del Consigliere provinciale  in carica Giovanni Tundo. Consigliere che era presente nel corso della seduta consiliare in questione, ma al momento della discussione dell’argomento si è allontanato dall’Aula.

Esentandoci dall’esprimere alcuna considerazione sulla persona del preferito, quanto è accaduto nella Sala consiliare è molto grave -incalza ancora Morciano- In una fase politica ed in un contesto sociale in cui  si chiede e si ricerca  l’equità, la neutralità, la trasparenza nell’esercizio dell’attività pubblica, assistere a nomine che hanno le sembianze clienterali irrita e sdegna i cittadini, allontanandoli sempre di più dalla credibilità delle Istituzioni. Per quanto si è verificato, per rispetto verso tutti i salentini e non solo, il Consigliere Tundo non può esimersi dal rassegnare le proprie dimissioni ed il Presidente Gabellone, insieme ai Consiglieri provinciali che hanno partecipato alla votazione, non possono sottrassi nel chiedere, almeno, pubblicamente scusa per il loro comportamento“.

 

 

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