CronacaEconomia

Mafia & appalti, 120 firme per respingere le infiltrazioni

LECCE – 120 firme: tanti, più o meno, sono i centri di spesa pubblici in Provincia di Lecce. Tutti i Comuni, la Provincia, l’Università, la Camera di Commercio, la Asl, lo Iacp, ma anche Confindustria, Confcommercio e Confesercenti: nessuno si è tirato indietro, nell’applicare regole più stringenti per tagliare le mani alla criminalità organizzata, che quelle mani vuole metterle sugli appalti pubblici.

C’è un fiume di denaro che sta per scorrere in Provincia di Lecce: 300 milioni di euro, quanto valgono – più o meno – i grandi cantieri stradali che dovrebbero aprirsi (il condizionale è sempre d’obbligo) tra fine 2012 e inizio 2013: la Maglie-Leuca, aggiudicata all’incirca per 200 milioni di euro, la Maglie-Otranto, circa 50 milioni di euro e la Lecce-Melendugno, altri 50 milioni di euro.

E quando le cifre sono così astronomiche, in quel fiume di denaro c’è il rischio che comici a sguazzare la malavita. Ecco perché il Prefetto di Lecce spiega a tutti i Sindaci, al Presidente della Provincia e della Camera di Commercio, al rappresentante dell’Università e ai vertici di tutti le altre stazioni appaltanti della Provincia che bisogna tenere gli occhi aperti, anche sul rischio di infiltrazioni di criminalità organizzata anche esterna al territorio provinciale… come dire le mafie più attente ed evolute sotto il piano economico: la camorra, la ‘ndrangheta, la stessa ‘cosa nostra’.

A questo serve il Protocollo di legalità che da poche ore porta in calce 120 firme e che è stato costruito faticosamente e pezzo dopo pezzo dalla Prefettura di Lecce. In sostanza un patto tra Prefettura e enti locali, affinchè, questi ultimi inseriscano nelle gare d’appalto soglie più stringenti per i controlli antimafia: superata la soglia di 250mila euro (o di 50mila euro per i subappalti) scattano le analisi del sangue alla ricerca di eventuali virus malavitosi nelle imprese vincitrici.

Nei settori più delicati, quelli a maggiore densità d’infiltrazione mafiosa: i rifiuti, il movimento terra e i subappalti nella costruzione di grandi infrastrutture, ma anche la fornitura di materiali o di servizi e il servizio di guardiania nei cantieri.

Il tutto con due obiettivi, che la Prefetta Perrotta si è posta: il 1° è il controllo di legalità, ovvio. Ma non è meno importante il 2° e cioè un’adesione delle imprese che non comporta un’ulteriore complicazione burocratica di procedure già infinite, ma che viceversa può portare a vantaggi per le aziende.

Anche per stringere l’obiettivo su questo aspetto, sulla convenienza per le imprese del Protocollo antimafia, serviva la tavola rotonda di questa mattina, nel Castello di Carlo V: docenti universitari, da Luca Perfetti a Emanuele Fisicaro, da Marco Falagario a Ugo Patroni Griffi, ma anche dirigenti degli imprenditori, come Piernicola Leone De Castris per Confindustria Lecce e Antonello Montante per Confindustria Sicilia.

E infine dirigenti ministeriali, come Nicola Izzo, dell’Autorità di gestione del Pon sicurezza e Bruno Frattasi.

Nell’aria aleggia ancora quell’avvertimento della Prefetta: in Provincia di Lecce potrebbero arrivare le mani della criminalità organizzata, anche esterna al territorio. E gli occhi, allora, vanno mantenuti aperti.

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