Cronaca

Nassirya, il 12 novembre del 2003 un boato squarciò la storia. Tra le 28 vittime il salentino Alessandro Carrisi

LECCE (di M.Cassone) – Nell’essenza della vita c’è una sfumatura che ci fa pensare, dopo ogni tramonto, che i giorni siano tutti uguali. È vero in parte, perché se da un lato, comunque vada, si deve pur sempre ricominciare, dall’altro bisogna riflettere. Ci sono giorni che lasciano un segno nella vita di tutti, perché tracciano un solco intriso di domande che non riceveranno mai risposte, aprendo delle ferite inguaribili.

Era un giorno come tanti il 12 novembre del 2003 ma in Iraq, a Nassirya per l’esattezza, stava per accadere qualcosa che non dovremo mai dimenticare. In Italia erano le 8:40, lì erano le 10:40 quando un camion cisterna, guidato da 2 kamikaze, pieno di esplosivo squarciò la storia scoppiando dentro la base “Maestrale”.

Quella base era stata creata proprio quell’anno nell’ambito dell’operazione Antica Babilonia: l’unico scopo della missione militare era quello di aiutare il popolo iracheno a rinascere in sicurezza.

alessandro Carrisi
Alessandro Carrisi, eroe italiano

Il boato assordante, la polvere, il sangue e arrivò la morte che si portò via 28 persone (19 erano italiane), altre 58 rimasero ferite. La luce si spense per sempre per 28 persone, una strage di innocenti difficile anche da raccontare. Per noi salentini il dolore fu doppio, perché tra i tanti fratelli italiani morti c’era anche un figlio, giovanissimo, della nostra terra, Alessandro Carrisi, primo caporal maggiore dell’esercito; era partito da appena un mese, aveva 23 anni, in ogni tasca della divisa dell’esercito italiano e in ogni zaino che accompagnava la sua missione c’erano tutti i suoi sogni.

È un atto dovuto ricordare tutti quegli eroi, morti per caso, morti perché erano lì per aiutare il prossimo.

Dei nostri connazionali 2 erano “civili”, Marco Beci (cooperatore internazionale), Stefano Rolla (regista); 12 erano carabinieri: Massimiliano Bruno (maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte), Giovanni Cavallaro (sottotenente), Giuseppe Coletta (brigadiere), Andrea Filippa (appuntato), Enzo Fregosi (maresciallo luogotenente), Daniele Ghione (maresciallo capo), Horacio Majorana (appuntato), Ivan Ghitti (brigadiere), Domenico Intravaia (vice brigadiere), Filippo Merlino (sottotenente),  Alfio Ragazzi (maresciallo aiutante, Medaglia d’Oro di Benemerito della cultura e dell’arte) Alfonso Trincone (Maresciallo aiutante); e 5 erano militari dell’esercito: Massimo Ficuciello (capitano), Silvio Olla (maresciallo capo), Alessandro Carrisi (primo caporal maggiore), Emanuele Ferraro (caporal maggiore capo scelto), Pietro Petrucci (caporal maggiore).

I funerali di Stato si tennero a Roma il 18 novembre nel dolore di una nazione intera.

Una domanda non avrà mai risposta: “Si poteva evitare?”.

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