LECCE- Tredici aziende, coordinate da Copagri, avvieranno la sperimentazione “salva-ulivi”, seguite dalle Università di Foggia e del Salento. Un modo per aiutare la pianta a reagire all’attacco da Xylella e dagli agenti che causano il disseccamento. Un argine, anche, contro il programma di eradicazione che rischia di fare deserto di centinaia di ettari. “Mettiamo in piedi – è stato spiegato in conferenza stampa all’Hilton Garden Inn, in mattinata – un comitato scientifico non in contrapposizione con l’Osservatorio fitosanitario di Bari, ma volto ad integrarlo, per capire se esistono condizioni differenti per affrontare il problema”.
Dunque, si parte. E lo si fa proprio nell’area infetta, lì dove il piano Silletti, stando alla bozza in circolazione, non prevede risorse per intervenire. Le organizzazioni di produttori hanno deciso di andare avanti lo stesso: la ricerca sul campo coinvolgerà aziende agricole di Trepuzzi, Surbo, Gallipoli, Veglie, Leverano, aree diverse per capire se e quanto la variabile ambiente influisca nel dare risposte. Saranno impiegati dodici formulati biologici, esistenti già sul mercato, per stimolare gli ulivi a produrre fitoalissine. Sono, insomma, “induttori di resistenza”.
Si porterà anche questa esperienza nelle prossime ore in commissione agricoltura del Senato. Una risposta dal basso, nel giorno, tra l’altro, in cui il dossier Xylella approda in Europa, sul tavolo dei 28 ministri al ramo.“Eradicare si può fare solo nei casi limite, ma non è risolvere il problema, bensì rispondere a determinate norme, per non cadere nella procedura di infrazione comunitaria”, insiste la ricercatrice Carlucci, per cui “bisogna rendere Xylella un patogeno di debolezza e gestirlo”.
