Commozione composta ma vibrante quella che ha pervaso i partecipanti ai funerali di una delle figure più autorevoli della cultura italiana e in particolare del mezzogiorno d’Italia. In tanti nel Duomo di Massafra hanno portato il loro ultimo saluto a quello che è stato un vero e proprio maestro per generazioni di intellettuali e docenti che hanno con lui approfondito temi che vanno dallo studio del medioevo con particolare attenzione alle sponde del mediterraneo e in particolare all’evolversi della storia nelle regioni del sud Italia e in particolare al percorso illuminato di “stupor mundi” quel Federico secondo di Svevia di cui Fonseca profondo studioso in quanto il suo regno fu principalmente caratterizzato da una forte attività legislativa moralizzatrice e di innovazione artistica e culturale, volta a unificare le terre e i popoli.
Ma non solo. Monsignor Cosimo Damiano Fonseca legatissimo alla sua terra, fu difensore strenuo e nello stesso tempo divulgatore ai massimi livelli della terra delle gravine e della particolare testimonianza della civiltà rupestre che racconta l’evolversi delle presenze più antiche dell’uomo in questo lembo di mediterraneo i cui connotati, altra sua intuizione mirabile sono simili e visibili in Turchia in Cappadocia.
Nei suoi studi e nelle relative innumerevoli pubblicazioni il racconto dell’evolversi della presenza e della grandezza della civiltà cristiana alla base dell’Europa come noi oggi conosciamo e viviamo. Un’imponente mole di studi assolutamente necessari all’uomo di oggi, spesso anchilosato dall’attenuarsi dei valori e prospettive in una società spesso incline a rinnegare masochisticamente la propria evoluzione.
Fonseca maestro, dunque, ma anche uomo moderno. Infatti, il suo scatto di modernità è rappresentato dalla fondazione dell’università di Basilicata di Potenza dove operò in piena sinergia con lo statista lucano Emilio Colombo. Quell’Ateneo, uno dei segni essenziali di un sud scevro dai consueti luoghi comuni. Chiudiamo con un ricordo personale. Molti anni fa, in una delle sue visite a Taranto Vittorio Sgarbi lo volle conoscere e incontrare: parlarono di arte e civiltà rupestre, gli fece visitare il Santuario della Madonna della Scala e parlò della sua bella Massafra, il suo vero grande amore.
Walter Baldacconi