Un mese per trovare un accordo. Se su indennizzi, risarcimenti, compensazioni o investimenti si vedrà. Di certo Tap e i comuni di Melendugno e di Vernole (un tempo in prima fila contro la realizzazione del gasdotto con approdo a San Foca) hanno cominciato a discutere. Qualche incontro c’è già stato.
Il fatto che siano in corso trattative e che i due comuni stiano cercando di chiudere una transazione con la multinazionale azera è emerso nel corso dell’udienza quando il giudice ha accolto l’istanza di rinvio presentata dai legali di Tap e dei due paesi, gli avvocati Andrea Sambati, Francesco Calabro e Giulio De Simone.
Il giudice ha accolto la richiesta, ha concesso l’ultimo rinvio ed ha aggiornato l’udienza al 10 marzo.
Un mese esatto di tempo, dunque, per trovare un accordo.
Se le parti, alla fine, dovessero accordarsi, ciò comporterebbe da un lato ristori o investimenti, dall’altro la revoca della costituzione di parte civile nel processo per la realizzazione del gasdotto. Non solo. La multinazionale sarebbe pronta a ritirarsi dai processi, ben quattro, contro i NoTap.
L’interlocuzione è stata avviata una settimana prima della sentenza nella quale il pm ha concluso la requisitoria invocando l’assoluzione per Tap; la prescrizione e l’assoluzione da tutti i capi di imputazione, tranne uno. La condanna a 3 anni, infatti, è stata chiesta per 8 manager relativamente all’accusa di aver inquinato la falda acquifera.
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