Sanità

Assistenza domiciliare integrata: a Brindisi 350mila accessi nel 2022

BRINDISI – Nel 2022 il servizio Adi, l’assistenza domiciliare integrata della Asl Brindisi ha preso in carico 5.416 persone, con un numero complessivo di 350mila accessi. Gli ultrasessantacinquenni assistiti sono stati 4.533 rispetto ai circa 4mila del 2018. Sono alcuni dati illustrati in un incontro sullo stato dell’arte dell’assistenza territoriale in Puglia e sul decreto ministeriale numero 77 del 2022.

L’evento si è tenuto nell’ambito del Forum Mediterraneo in Sanità, in corso a Bari. Hanno partecipato per la Asl di Brindisi, il direttore generale Maurizio De Nuccio, il direttore del Dipartimento Area medica Pietro Gatti e il direttore dell’Unità Controllo di gestione, Marcello Bacca. Presenti all’incontro l’assessore regionale alla Salute Rocco Palese, il direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro, il commissario Aress, Giovanni Gorgoni e i manager delle altre Asl pugliesi.

“Le cure domiciliari – ha detto De Nuccio – sono un servizio dei distretti sociosanitari finalizzato all’erogazione a domicilio di interventi con un livello di intensità e complessità variabile. Per i pazienti sono previsti specifici percorsi di cura e piani personalizzati di assistenza. Attualmente circa il 4,4 per cento degli anziani è preso in carico, a fronte di un obiettivo regionale vicino al 2 per cento”.

Gatti ha sottolineato l’importanza degli ospedali di comunità per una maggiore integrazione tra assistenza ospedaliera e medicina generale. “Il paziente fragile – ha detto – può essere preso in carico dal proprio medico di famiglia e dall’infermiere di comunità, con una riduzione di ricoveri ospedalieri inappropriati”.

“In questo contesto – ha aggiunto Gatti – è fondamentale il rapporto con il medico di base che indica il percorso di cura della cronicità, nelle fasi di riacutizzazione della patologia e nel post-acuzie. Il medico di medicina generale in sinergia con l’infermiere di comunità o con quello di famiglia, inoltre, favorisce il percorso di autocura con una maggiore consapevolezza della patologia da parte del malato, finalizzata a una fruizione ottimale dei servizi sanitari”.

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