Cronaca

Contrabbando di gasolio agricolo: 11 arresti tra Lecce e Roma

LECCE- La guardia di finanza di Lecce sta dall’alba di oggi è impegnata in una maxi operazione in materia di contrabbando di gasolio agricolo tra Lecce e Roma che ha portato a 11 arresti e 64 persone indagate per un’evasione fiscale di oltre 20 milioni di euro.

In carcere sono finiti Pierluigi Quarta, 39anni, Dario Errico, 39anni e Raffaele Sperti, 41anni, tutti di Carmiano. Ai domiciliari Gianluca Petrelli di Carmiano, Angelo Cirino Negro di Poggiardo, Giovanni Grandioso e Raffaele Pendinelli di Copertino, e i romani Emiliano Lombardi, Luigi Lombardi, Francesco Colacresi e Marco Federici.

Oltre 90 militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lecce sono impegnati per dare esecuzione (tra la provincia di Lecce e quella di Roma) all’ordinanza con cui il G.I.P. del Tribunale di Lecce Giovanni Gallo ha disposto l’arresto di 11 persone (3 in carcere e 8 ai domiciliari), indagate – a vario titolo – per associazione a delinquere finalizzata ai reati di contrabbando di gasolio agricolo, emissione ed utilizzo di fatture false, riciclaggio ed autoriciclaggio. Le persone complessivamente finite nel registro degli indagati sono 64.
L’operazione denominata “FREE DIESEL” è stata condotta dai Finanzieri della Tenenza di Tricase, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Lecce d’intesa con la Direzione Nazionale Antimafia di Roma. La rilevante evasione fiscale (tra accisa, Iva ed Ires) – accertata per gli anni dal 2014 al 2018 – ammonta ad oltre 20 milioni di euro ed è stato disposto il sequestro di beni a carico di 17 indagati e di n. 8 aziende, tre delle quali anche destinatarie di interdizione per un anno dall’esercizio dell’attività di commercio all’ingrosso di prodotti petroliferi.
Tutto ha avuto inizio da un’attività di controllo economico del territorio, con il pedinamento di un’autobotte che trasportava gasolio agricolo venduto illecitamente. Le successive investigazioni, anche di natura tecnica, durate oltre due anni, hanno fatto emergere due complessi e ben collaudati sistemi di frode: il primo rappresentato dal contrabbando di un ingente quantitativo di gasolio agricolo; il secondo, dall’utilizzo di una società “cartiera” che acquistava e commercializzava carburante per autotrazione, evadendo così l’IVA.
Nel dettaglio, l’organizzazione leccese (diretta da P.Q., 39enne di Carmiano), dal 2014 al 2018, ha gestito due depositi di carburanti agricoli, uno a Carmiano e l’altro a Diso (quest’ultimo intestato a “testa di legno”) ed ha “distratto” circa 25 milioni di litri di prodotto petrolifero (con un’evasione di accisa, I.V.A. ed imposte dirette per oltre 13 milioni di euro), a favore di autotrasportatori leccesi, brindisini e tarantini compiacenti. Il sistema, ben collaudato, si avvaleva di imprese agricole fittizie, prive di libretti U.M.A. (Utenti Motori Agricoli) e costituite ad hoc, con la complicità di un commercialista salentino.
Nel sodalizio criminale, ciascuna delle 10 persone dedite al contrabbando aveva mansioni ben definite: c’era chi predisponeva la documentazione fittizia (fatture e D.A.S.) intestata ai falsi imprenditori agricoli, chi procacciava clienti, chi trasportava gasolio agevolato presso i clienti compiacenti, chi riscuoteva il denaro e chi si dedicava ad una vera e propria “caccia” del soggetto “ideale” a cui intestare le fittizie aziende agricole.
Gli elevati guadagni conseguiti dall’illecita attività di contrabbando di gasolio agricolo venivano poi riciclati, in parte, attraverso la gestione di un distributore stradale situato a Carmiano (LE), dove nel tempo si sono riforniti – consapevolmente – decine di clienti (soprattutto autotrasportatori), nei confronti dei quali venivano emesse fatture false, attestanti la vendita di “gasolio per autotrazione”, documenti fiscali che poi venivano altresì utilizzati dagli stessi clienti per richiedere all’Erario il rimborso parziale dell’accisa (c.d. Carbon Tax).
Il secondo sistema di frode, finalizzato all’illecito approvvigionamento di gasolio per autotrazione, è stato perpetrato sempre dalla suddetta organizzazione criminale leccese ma questa volta con la complicità di un’altra organizzazione di stanza a Roma, composta da 4 sodali operanti presso un deposito fiscale di carburanti ubicato nella città capitolina.
La spregiudicata collaborazione tra le due organizzazioni criminali si realizzava ricorrendo ad un sofisticato sistema di evasione d’imposta meglio conosciuto come “frode carosello”. L’organizzazione leccese gestiva la società “cartiera” con sede fittizia a Lecce la quale, attraverso l’utilizzo di false “dichiarazioni di intento”, si interponeva tra il compiacente deposito fiscale romano ed i reali acquirenti di gasolio, realizzando così (da agosto 2017 a gennaio 2018) un’evasione di I.V.A. per oltre 4 milioni di euro. L’organizzazione romana (di concerto con quella leccese) operava invece presso il deposito fiscale capitolino e si occupava di redigere i D.A.S., trovare i clienti e veicolare gli ordini. La cartiera, nello stesso periodo, ha ricevuto ed emesso fatture soggettivamente false per oltre 20 milioni di euro. Dalle indagini tecniche svolte sotto la direzione della Procura della Repubblica di Lecce è stato possibile accertare che l’IVA evasa veniva spartita (con cadenza settimanale), in percentuali prestabilite, tra gli associati romani e quelli leccesi. Non solo: la società “cartiera” è stata utilizzata anche per l’acquisto, in evasione d’imposta (a beneficio dell’intera organizzazione e dei suoi sodali), di autovetture, pneumatici, mobili di pregio del valore complessivo di oltre 2 milioni di euro, per un’evasione di Iva di quasi 500 mila euro.
A seguito della richiesta avanzata dal competente Sostituto Procuratore, il Giudice per le Indagini Preliminari di Lecce ha disposto – altresì – il sequestro preventivo finalizzato alla confisca di n. 4 società ed di n. 1 impresa individuale (di cui n. 4 distributori stradali attualmente in attività ed un imponente deposito fiscale di carburanti ubicato a Roma), nonché dei beni (immobili, terreni, autoveicoli, natanti) e delle disponibilità finanziarie riconducibili a n. 17 indagati e ad ulteriori n. 3 società, per un valore complessivo di quasi 7 milioni di euro.

 

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