LECCE – Quando mancano soltanto 5 giorni alla riapertura di bar, ristoranti, negozi e reparti non solo alimentari dei Centri Commerciali, le direttive anti-contagio ufficiali non ci sono. Si naviga a vista e per questo qualcuno ha scelto di non rialzare la saracinesca nel primo giorno utile: si temporeggia per non incappare in sanzioni e denunce penali che ricadrebbero sugli stessi imprenditori, che di colpe non ne hanno.
In attesa delle linee guida, a Lecce le vetrine tornano comunque ad illuminarsi e in mattinata si lavora di gran lena alle pulizie e al cambio merce, dacché quella rimasta in esposizione e risalente a febbraio rientra nella collezione invernale che pure bisognerà smaltire.
“Si fa quel che si può e si spera che basti” raccontano i titolari di negozi di abbigliamento, oggettistica e bar nel cuore di Lecce. Primi passi: segnaletica orizzontale per indicare i percorsi dedicati ai clienti e garantirne il distanziamento interpersonale, separatori in pexiglass all’altezza di cassa e banco, scorta di visiere e dispositivi di sicurezza per i dipendenti e poi l’erogatore di gel disinfettante categoricamente installato all’ingresso.
E il resto? Chi vivrà vedra…
Un “fai da te” il loro, che proprio non va giù. Tanti i nodi da sciogliere. Non è ancora nota, ad esempio, la proporzione da rispettare tra la grandezza di un locale e il numero massimo di clienti che potranno sostare al suo interno. E poi l’igienizzazione dei capi: bisognerà farla? Se sì, come e con quale tempistica? E ancora: la sanificazione con ozono è o non è il metodo ideale da applicare su attrezzature e, più in generale, negli ambienti? Interrogativi aperti pesanti, che rischiano di tradursi automaticamente in sanzioni. Per questo il tessuto imprenditoriale si dice, per l’ennesima volta, abbandonato.
E.Fio
