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Ex Ilva, Mittal: “Area a caldo criminale, il Governo ci ha preso in giro”. Conte: “Pagherà danni, no a spegnimento altiforni”

ROMA – Muro contro muro. Il vertice al Ministero dello Sviluppo Economico sul destino dell’ex Ilva di Taranto è un festival di accuse incrociate tra Governo e Arcelor Mittal, alla presenza dei sindacati Cgil, Cisl e Uil, anche loro con posizioni diverse.

È duro l’attacco del colosso franco-indiano al Governo, così come riportato da “Il Fatto Quotidiano”. L’amministratore delegato Lucia Morselli ha definito “criminali” le attuali condizioni dell’area a caldo dell’acciaieria, accusando Palazzo Chigi di aver “preso in giro i più grandi produttori al mondo di acciaio”. Sul nodo immunità penale ha poi aggiunto: “è indispensabile per continuare a produrre”.

Una frase, questa, che collide con quanto Arcelor stessa aveva riferito al Premier Conte nelle ore immediatamente successive all’addio, in realtà strettamente legato ai costi della produzione divenuti insostenibili.

A ricordarlo è il ministro Patuanelli: “Dicevano che problema era la produzione -commenta- Si mettano d’accordo con se stessi”.

Durante il vertice l’azienda, invece, continua ad insistere sullo scudo: “Una delle condizioni che era considerata essenziale, quando abbiamo firmato il contratto d’affitto, era l’immunità penale – ha aggiunto Morselli – Un’altra condizione era lo stato degli impianti che non era quello che ci era stato prospettato”. In sostanza secondo Arcelor fino a qualche settimana produrre in quell’impianto “non era un crimine -ha aggiunto Morselli- ora lo è”. Le prescrizioni all’altoforno 2 è l’altro tema caldo sul tavolo. “Ci era stato detto che tutto quello che era stato chiesto dalla magistrature come interventi di miglioramento era in corso -ha sostenuto l’amministratore delegato di Arcelor- invece non era stato fatto niente”.

“Il Governo – si legge intanto in una nota di palazzo Chigi – non lascerà che si possa deliberatamente perseguire lo spegnimento degli altiforni (passaggio annunciato da Mittal in mattinata), il che significherebbe la fine di qualsiasi prospettiva di rilancio di questo investimento produttivo e di salvaguardia dei livelli occupazionali e la definitiva compromissione del piano di risanamento ambientale».

La procura di Milano nelle scorse ore, intanto, ha aperto un fascicolo di inchiesta per verificare la sussistenza di eventuali ipotesi di reato sulla vicenda. Il tutto mentre Arcelor ufficializza l’addio a Taranto per il prossimo 4 dicembre.

Così facendo, puntualizza Palazzo Chigi nella stessa nota, “si sta assumendo una grandissima responsabilità, in quanto tale decisione prefigura una chiara violazione degli impegni contrattuali e un grave danno all’economia nazionale. Di questo – conclude la nota – ne risponderà in sede giudiziaria sia per ciò che riguarda il risarcimento danni, sia per ciò che riguarda il procedimento d’urgenza. Ben venga l’iniziativa anche della Procura di Milano che ha deciso di intervenire in giudizio e di accendere un faro anche sui possibili risvolti penali della vicenda”.

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