LECCE- Ricostruire il bosco di ulivi del Salento, ripartire da qualche parte, appena il via libera ai reimpianti sarà effettivo da parte di Bruxelles. Ripartire subito da Gallipoli e l’areale intorno, il cuore della diffusione del disseccamento rapido dell’olivo. Iniziando con piante piccole, tra quelle che al momento sono ritenute più resistenti al batterio Xylella fastidiosa, Leccino e Favolosa, purché non siano le uniche. È la lezione di Riccardo Gucci, docente di Arboricoltura generale e Coltivazioni arboree dell’Università di Pisa, in mattinata ospite di Coldiretti nella sede leccese.
“Piantiamo subito nella zona del “cratere” di Gallipoli un po’ di Leccino e Favolosa, piante da 40 centimetri e da un metro e 20 – ha detto – per vedere se superano la fase di allevamento senza particolari problemi. È una prova in campo, di due o tre anni, da fare prima di partire con estensioni significative. Associazioni di produttori e olivicoltori devono costruire una strategia per la ricostruzione dell’olivicoltura”.
Strategia per la ricostruzione del territorio agrario è la frase chiave: sapere da dove cominciare, pianificare le tappe successive. Ad oggi tutto ciò è un libro bianco e dietro il dramma del disseccamento potrebbe esserci anche una nuova opportunità: “Sono certo – ha detto Gucci – che tra le tante varietà di olivo in Italia ci saranno altre resistenti e vanno testate in campo, anche cultivar di altre regioni poiché Xylella probabilmente arriverà nel resto d’Italia ed il Salento è il laboratorio a cui tutta la nazione farà riferimento”.
È il senso per cui è stata voluta questa giornata di informazioni tecnico-scientifiche per gli addetti ai lavori: dare una prospettiva. Con strumenti certi.