LECCE- Gli impegni per l’Acquatina di Frigole sono rimasti solo sulla carta: è ancora più degrado, sempre più degrado quello in cui scivola il bacino da 45 ettari dato in concessione perenne all’Università del Salento dal 1986 e al quale si sono aggiunti nel 1993 ulteriori 40 ettari dall’Ersap. La tabella di marcia proposta dal rettore Vincenzo Zara nel protocollo sottoscritto da Regione Puglia e Comune di Lecce, a luglio e a novembre scorsi, non è stata rispettata.
Era previsto che entro tre mesi dalla firma dell’accordo avrebbe dovuto essere elaborata una prima bozza del Progetto integrato. “A distanza di mesi nessun atto significativo è stato posto in essere per l’avvio del progetto di valorizzazione”, rimarca ora Antonio Rotundo, consigliere comunale Pd. È lui ad insistere perché “si predisponga subito un progetto di sviluppo che veda coinvolte anche forze imprenditoriali e soggetti privati senza i quali e’ difficile poter cogliere le notevoli potenzialità di crescita e di occupazione del bacino, offrendo così anche una opportunità per la comunità di Frigole sinora esclusa da ogni possibile beneficio”.
È un paradosso che continuiamo a raccontare, quello di Acquatina. Un fiume di soldi speso per arrugginire: nel 1995, 7,5 miliardi delle vecchie lire per interventi nell’ambito dell’iniziativa comunitaria “Pesca”. Nel 2007, mezzo milione di euro dalla Regione per il completamento e il potenziamento del centro Ricerche, inaugurato quell’anno e da allora rimasto praticamente vuoto. Altri 400mila euro di fondi Pon sono stati impiegati per ultimare nel 2015 l’avannotteria, le vasche per la riproduzione artificiale dei pesci. E questi sono solo i soldi di cui si ha contezza. E che, purtroppo, sono serviti solo a fare un buco nell’acqua, è proprio il caso di dirlo. Eppure, il rettore Zara, proprio di fronte alle nostre telecamere, aveva preso l’impegno di occuparsi personalmente di dare impulso a tutte le fasi del rilancio, una volta sottoscritto il protocollo rimasto nel cassetto per mesi.
