CronacaPolitica

Caporalato, nuove indagini in vista “se dovesse andar male il processo Sabr”

LECCE- Nuove indagini se il processo Sabr dovesse andar male. La Procura di Lecce mette le mani avanti e annuncia che non mollerà la presa contro il fenomeno del caporalato nel Salento. A dirlo è lo stesso procuratore capo, Cataldo Motta: «C’è una scarsa considerazione di queste condotte come episodi di violenza – ha spiegato – e anche il fatto che le stesse aziende coinvolte nell’inchiesta lavorino ancora dà una sensazione di impunità. Se dovesse andar male il processo Sabr, bisognerà ricominciare daccapo, per accertare fatti che, ad avviso mio e dell’intera Procura di Lecce, sono di una certa gravità».
Una nuova scossa in vista per Nardò, che, nonostante gli sforzi, ancora non vede riemarginare la piaga dell’intermediazione illecita: come denunciato dagli stessi braccianti impiegati nella raccolta di pomodori e angurie, continua a lavorare solo chi paga il pizzo ai caporali, per chi si ribella non c’è posto.

Di certo c’è che, dopo l’inchiesta che quattro anni fa ha portato all’arresto di sei imprenditori e intermediari, accusati di riduzione in schiavitù, il fenomeno si è ancora di più inabissato, con il reclutamento e il trasporto affidato direttamente ai capisquadra.

L’impianto della prima inchiesta, tuttavia, sembra vacillare, a causa degli scarsi strumenti normativi a disposizione degli inquirenti. La riscrittura del nuovo articolo 603 bis del codice penale, tuttavia, dovrebbe dar loro mezzi un po’ più potenti. Ecco perché si medita l’avvio di nuovi accertamenti, nonostante il nuovo ddl contro il caporalato, approvato al Senato il 1° agosto scorso e ora al vaglio della Camera, sia stato bollato da Motta come una «schifezza».

«L’errore – ha spiegato – è stato partire dall’esigenza di punire l’intermediario-caporale e solo in casi particolari anche il datore di lavoro, mentre avrebbe dovuto essere il contrario: colpire innanzitutto chi utilizza il lavoratore in condizioni di grave sfruttamento lavorativo e, per concorso, anche l’intermediario».

Ci si aspettava, insomma, ancora di più dalla nuova norma, già di per sé molto più pesante della precedente. A Nardò, intanto, resta in piedi l’ordinanza del sindaco Pippi Mellone per impedire il lavoro sui campi durante le ore più calde, dalle 12 alle 16. Dopo il Tar, infatti, anche la Prefettura ha dichiarato inammissibile il ricorso gerarchico presentato da un gruppo di imprenditori agricoli, alcuni dei quali imputati nello stesso processo Sabr.

Articoli correlati

Truffa ai danni dello Stato: denunciati 317 falsi braccianti

Redazione

“Non ci avrete”, studenti in piazza anche a Lecce

Redazione

“La politica deve tornare a discutere di ambiente”, si chiude Cton Fest

Redazione

Fiamme a Torre San Giovanni, a fuoco abitazione estiva

Redazione

Forza Italia spaccata. Opposizione a Perrone: sì, no o ni? Calò passa con i berlusconiani

Redazione

Sequestrate 3 tonnellate di gasolio agricolo: due denunce

Redazione