Politica

Il Referendum spacca la sinistra ed unisce il centrodestra

LECCE- Se in provincia di Lecce il primo comitato per il No al referendum costituzionale ha rappresentato un’unità di intenti tra Forza Italia, Noi con Salvini e Fratelli d’Italia, il primo comitato dello stesso segno ma di ispirazione democratica è la conferma dell’uso anche strumentale, nel senso positivo della parola, che nel partito di Renzi la minoranza prova a determinare.
Forza Italia attraverso il componente dell’Ufficio di Presidenza Nazionale, Paolo Pagliaro, prende l’iniziativa e riesce a coagulare nel comitato stesso le forze che rappresentavano il Popolo delle libertà prima delle divergenze. Il sì all’avvio di una serie di iniziative su tutto il territorio provinciale giunge da parte dei segretari provinciali, Signore per il partito della Meloni e Calò per quello leghista , interpretando perfettamente l’imput post operazione dell’ex Premier Berlusconi.

L’iniziativa dei riformatori per il No del Pd, prendendo spunto dal documento provinciale della direzione della scorsa settimana che per il referendum invocava pluralismo e democrazia, pongono i paletti per un dibattito non più rinviabile anche relativamente alle future scelte per la tornata amministrativa che verrà e per un’ipotesi elezioni anticipate.

Se il centrodestra si riunisce , la sinistra rischia di spaccarsi. Se i referendari del no berlusconiano inducono sempre più i CoR a cercare una sintesi, specie dopo il risultato deludente delle scorse elezioni di Puglia ed in base alle spaccature per la successione di Perrone, pongono un argine netto nel far comprendere che il timone della coalizione non spetta più ai fuori usciti dal Partito azzurro. Nel partito democratico la situazione non è diversa ma è inversa nel senso che ad ora sono tutti sotto il simbolo di partito ma divisi in casa per una leadership non condivisa ed appannata a livello nazionale per cui, con il referendum, si punta ad una riconsiderazione generale delle scelte che si dovranno fare.

 

Ed intanto aderisce al Comitato per il No del centrodestra anche il Movimento sociale italiano:

“Il coordinamento provinciale del Movimento sociale italiano – Destra nazionale aderisce al Comitato per il no alla riforma costituzionale. Si tratta di una scelta obbligatoria in presenza di lettere, come quella firmata da Trichet e Draghi, che pretendono di stabilire le quote di partecipazione alla cosa pubblica italiana, e di un Parlamento eletto grazie a una legge dichiarata incostituzionale. È una scelta dovuta, la nostra, per contrastare l’arroganza sempre più manifesta di un Esecutivo che, poiché mortifica la nostra Nazione, non è degno si essere seguito. È un’adesione, la nostra, che nasce dell’urgenza di arginare l’azione di quelle oligarchie che hanno rubato la sovranità all’Italia e che ora vogliono accollare certe proprie responsabilità alla Carta costituzionale. Noi ci battiamo per restituire la sovranità al popolo italiano (prevista dall’articolo 1 della Costituzione), come quella monetaria. Ecco perché davanti a un truffaldino referendum non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo tirarci indietro. E anzi, aderendo al fronte del “no”, lanciamo un segnale per mandare a casa Renzi e i suoi degni compari”.

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