LECCE- Congelato il rinnovo degli organi collegiali della Camera di Commercio di Lecce: il Tar, con decreto cautelare d’urgenza inaudita altera parte, ha concesso la sospensiva, accogliendo la richiesta fatta da due delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, Fedimprese e Federaziende. Difese dall’avvocato Luca Vergine, entrambe erano state escluse il 20 aprile scorso dal procedimento di rinnovo del consilgio camerale per il quadriennio 2015-2019. Le discussioni, sempre relative alla sospensiva, sono fissate per il 28 maggio e l’11 giugno.
Il pericolo ora si chiama commissariamento: è un rischio infatti che si possa giungere alla scadenza del semestre di prorogatio del consiglio camerale, il prossimo 22 luglio, senza un presidente designato. E questo porterebbe dritti al commissariamento, appunto. Il procedimento dura da otto mesi e non si è ancora concluso. Ma perché si è giunti a questo punto?
Il Tar ha sospeso la procedura di rinnovo, in quanto ha messo in stand by i provvedimenti di esclusione delle due associazioni. Per capire i fatti bisogna fare un passo indietro: il consiglio camerale si forma dopo un’attività istruttoria di competenza della Camera di commercio e una di nomina di competenza della Regione, che ratifica e ripartisce i seggi alle associazioni maggiormente rappresentative sulla base dei numeri forniti dalla prima.
La Camera di commercio, a settembre, ha inviato dunque la sua relazione a Bari, riservandosi la verifica sulle iscrizioni multiple. La Regione a quel punto ha chiesto certezze e un approfondimento istruttorio su questo, cosa che è stata fatta ma, secondo, le associazioni in maniera errata. Ad essere contestato è il fatto che solo per queste due associazioni sia stato chiesto di dimostrare l’iscrizione degli associati, in tutto una cinquantina quelli sospettati di appartenere a più organizzazioni, non solo attraverso le ricevute di pagamento delle quote ma anche tramite le adesioni sottoscritte formalmente, modalità ritenuta nuova da Fedimprese e Federaziende, che quindi si sono rivolte al Tar.
