LECCE-La scomparsa anche dell’ultima speranza legata alla riconversione della ex manifattura porta il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, a prendere carta e penna e scrivere al Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, e al responsabile dell’ Unità per la Gestione delle Vertenze delle Imprese in crisi , Giampiero Castano. È duro Perrone: “Bat Italia aveva l’obbligo morale, e non solo, di monitorare l’effettiva attuazione della riconversione industriale. Bat Italia non può pensare di essersi messa la coscienza a posto – dice – rispetto al grande disagio sociale che ha arrecato nella nostra città con la sua fuga, limitandosi ad elargire una donazione economica, seppur cospicua, alle aziende Iacobucci, Ip e Hds, così come qualcuno fa, erroneamente, ai Paesi in via di sviluppo”.
Che l’epilogo sarebbe stato questo era nei fatti: da quando il colosso del tabacco ha lasciato Lecce, nel 2010, nonostante gli utili maturati, le imprese che sono subentrate non sono mai entrate a regime: i lavoratori sono rimasti in capannoni semivuoti, spesso senza far nulla, poi scivolati nell’incubo di ammortizzatori sociali che sono terminati su un binario morto. “Bat – ricorda Perrone – aveva assicurato l’affidabilità delle aziende subentranti che avevano il compito di garantire l’attuazione del Piano di riconversione. Impegni sottoscritti e puntualmente disattesi nonostante le assicurazioni formali siglate nel 2010.Ora non è più il tempo di tergiversare. E’ giunto il momento che la Bat Italia Spa si assuma tutte le responsabilità per il fallimento di quel Piano e che dica forte e chiaro cosa intenda fare per avviare concretamente una politica di sviluppo industriale sul territorio leccese”.
Difficile una risposta in tal senso. L’ultimo tentativo lo si vuole fare al Ministero, a cui il sindaco ha chiesto di “convocare con la massima urgenza – e comunque entro e non oltre il 31 marzo – il tavolo istituzionale, assicurando la presenza dei vertici della British Americana Tobacco e coinvolgendo tutte le aziende interessate al Piano di riconversione, oltre alle parti sociali e agli enti istituzionali che hanno seguito sin dall’inizio questa difficile vertenza”. Altri 215 posti di lavoro stanno andando in fumo.