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Lodo Leadri, Palazzo Carafa: tra inadempienze comunali ed inutili rivendicazioni

LECCE-  Il lodo Leadri, che oggi è una vera minaccia per l’economia leccese, nasce perché negli anni ’90, quando cominciano a lievitare i costi per realizzare la tangenziale e, secondo quanto spiegano alcune consulenze tecniche, per tutta una serie di inadempienze di funzionari e dirigenti. I lodi arbitrali, che diventano presto esecutivi, condannano a più di venti milioni di euro il Comune di Lecce. L’amministrazione si oppone in tutte le sedi, ma perde. Si decide, quindi, di pagare una parte della somma. Resta scoperto il lodo di circa 14,4 milioni, più i circa 3 milioni chiesti dall’azienda.
A un certo punto interviene una legge di assestamento regionale che dà la possibilità di utilizzare i residui dei fondi Fas per sanare alcune situazioni relative a vicende infrastrutturali. Tutto risolto? No. Si apre una nuova questione: chi pagherà gli interessi? Leadri spiega che la Regione paga il rendiconto dei lavori effettuati e non gli interessi: l’ezienda è decida a chiederli al Comune e manda la rendicontazione alla Regione pretendendo la cifra che era stata prevista dalla legge. Per il Comune, però, proprio mentre la Regione sta per pagare invia una diffida e blocca tutto: Perrone non è intenzionato a pagare gli interessi. La Leadri, quindi, attiva due azioni di pignoramento per 17.190. 517,03 euro nei confronti del Comune di lecce e di circa 14 milioni nei confronti della Regione Puglia.

“La diffida è un errore immenso – secondo il capogruppo Udc Luigi Melica – perché intanto sarebbe stata pagata la cifra e poi ci sarebbe stato il tempo per contestare gli interessi”. Intanto, la Leadri va avanti: il giudice accetta la richiesta di bloccare il piano delle alienazioni immobiliari, ipotecando tutti i beni e legando le mani al tesoriere del comune di Lecce. Fermi anche i soldi necessari per ristrutturare la Case Magno. Ora tutti i creditori del Comune di Lecce, rimasti a bocca asciutta, secondo l’opposizione, potrebbero fare causa al Comune e chiedere gli interessi. La strategia dell’amministrazione Perrone è di combattere fino alla fine nei tribunali e per tamponare la situazione si chiederà la riduzione dell’ipoteca legale.

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