LECCE- E’ una piazza gremita di problemi e che ha addosso i segni delle vertenze degli ultimi mesi: ci sono gli ex Lsu, ci sono i lavoratori “traditi” dalla riconversione della manifattura tabacchi, i precari dell’Università, gli orchestrali della Ico Tito Schipa a rischio da gennaio.
Si era qui, in mattinata, ai piedi di Palazzo dei Celestini, contro il Jobs Act. Ma si era qui anche per sollevare il velo su quella che da tempo è definita la “vertenza Salento”. Lo hanno ribadito i due sindacati che hanno suonato la carica, Cgil e Uil, monchi stavolta dei cugini della Cisl: “Non c’è solo Taranto, non c’è solo Termini Imerese, c’è anche il Salento”.
Una “territorialità” sentita, manifestata. E non è un caso che ci fossero anche il presidente della Provincia di Lecce, Antonio Gabellone, alcuni sindaci e alcuni parlamentari. Spaccata la forza politica storicamente più vicina al sindacato della Camusso, il Pd: presente il suo segretario provinciale, Salvatore Piconese, assente una buona parte del partito, dopo la polemica sollevata da Paolo Foresio, per cui “non si può stare con un piede in due scarpe”.
La piazza ha timore che il nuovo Piano lavoro del governo Renzi possa avere ripercussioni dirette, a maggior ragione in un contesto fragilissimo come quello salentino.