DISO- Il rapporto Arpa parla chiaro: sforamenti dei limiti di Berillio, Stagno e Zinco sono stati registrati presso le Zincherie Adriatiche di Diso. Una notizia che arriva a pochi giorni dal provvedimento con cui il gip Antonia Martalò ha ordinato lo spegnimento degli impianti entro il 30 aprile, nell’ambito dell’inchiesta per getto pericoloso di cose avviata dal pm Antonio Negro, in seguito agli esposti presentati da alcuni residenti difesi dall’avvocato Luca Vergine.
La prova della non conformitĂ ai parametri previsti dal Testo unico sull’Ambiente è contenuta nelle analisi compiute su un saggio di terreno ed eseguite dal Dipartimento di Brindisi dell’Arpa Puglia. Il prelievo, che risale all’11 ottobre scorso, è stato effettuato nella “pinetina all’interno della recinzione a Ovest”.
Non è un risultato neutro, visto che il Berillio è un metallo pesante considerato cancerogeno. Lo screening, tra l’altro, è il primo ufficialmente eseguito da un ente terzo, dopo quello compiuto dalla stessa azienda e che aveva testimoniato che “i valori di alcuni parametri per i terreni superano quelli previsti per i siti a destinazione residenziale e, pertanto, potrebbero essere segnalatori di processi di contaminazione in evoluzione”. A sforare le soglie, in quel caso, erano stati gli indici di Cadmio, Zinco e Cromo esavalente, ulteriori metalli pesanti.
Un nuovo tassello, dunque, i prelievi Arpa, nel complicato risiko dell’opificio da tre anni sotto sequestro preventivo e che ha continuato a lavorare dietro cauzione di 100mila euro, grazie ad un provvedimento di restituzione con prescrizione (ex art 85 delle Disposizioni di attuazione Codice procedura penale), che ha previsto limiti relativi all’orario e imposto di cambiare la filiera o il luogo in cui la filiera è prodotta.
La data limite era fissata per il 25 febbraio scorso, ma nel frattempo le Zincherie non si sono trasferite come avevano annunciato. Ora dovranno farlo per forza, dopo il provvedimento del gip notificato il 15 aprile dai carabinieri del Noe di Lecce.