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Dalla mafia all’Arma, inaugurata la nuova caserma dei carabinieri

SQUINZANO (LE) –  E’ passato un anno dalla morte in Afghanistan dell’appuntato Emanuele Braj di Galatina, caduto sotto i colpi del terrorismo a soli 30 anni. Il pensiero di tutti i presenti all’inaugurazione della nuova caserma dei carabinieri di Squinzano, era idealmente rivolto a lui presente nei gesti e negli occhi di suo figlio che porta il suo nome e della giovane moglie Federica Giaccari, madrina della cerimonia.

A lei il compito di tagliare il nastro di quello che è stato definito il presidio tangibile della legalità, un simbolo di come un territorio possa essere governato esclusivamente dallo Stato e di come quella struttura un tempo baluardo dell’ostentazione criminale sia ora presidio di sicurezza.

Una cerimonia solenne e sobria alla presenza dei vertici e dell’arma provinciale regionale e di tutti gli ufficiali delle diverse Compagnie, alla presenza del comandante regionale Claudio Vincelli. Doveva esserci anche il comandante generale dell’Arma dei carabinieri Leonardo Gallinelli, ma ha dovuto presenziare all’arrivo a Roma della salma dell’ultima vittima di una bomba in Afghanistan.

C’era il vescovo D’Ambrosio, il prefetto di Lecce, il sindaco di Squinzano e tutte le autorità politiche del territorio  e poi tanti cittadini. A loro si è rivolto il colonnello Maurizio Ferla, comandante provinciale dei carabinieri, un appello a credere sempre e comunque nella legge, senza paura.

Per la prima volta, ma non sarà l’ultima, una struttura confiscata alla mafia diventa caserma dei carabinieri. Apparteneva a Gaetano Giangrante e Oronzo Levante, condannati per associazione mafiosa. Il bene era il frutto di denaro accumulato in modo criminale, poi sequestrato ed infine tornato nelle mani dello Stato con la confisca. Fu poi recuperato e ristrutturato con un finanziamento di 750.000 € del PON sicurezza. Ora sarà la nuova casa dei carabinieri, centro d’ascolto e di sicurezza, di controllo e di pronto intervento, simbolo della fiducia che ciascun cittadino deve riporre nello Stato.

 

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Foto di Antonio Castelluzzo

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