MELENDUGNO- La possibilità di una superperizia per velocizzare i tempi dell’inchiesta sul gasdotto Tap sarà il nuovo terreno di scontro tra amministrazioni e multinazionale. Si affilano le armi: entro due giorni il gip Cinzia Vergine dovrà decidere se respingere, dichiarare inammissibile o accogliere la richiesta di incidente probatorio avanzata dal pm Valeria Farina Valaori. Se l’accorderà, dovrà fissare l’udienza entro 10 giorni e nominare il consulente del Tribunale. Allo stesso modo, pm, indagati e sindaci – in quanto persone offese – potranno nominare i propri periti. E in contraddittorio tra le parti si dovrà giungere a stabilire il cuore dell’inchiesta: si applica o no al gasdotto di Melendugno la stringente normativa Seveso sul rischio di incidenti rilevanti? È certo che Tap punterà sul natura del terminale di ricezione del gasdotto. A suo avviso non può essere qualificato come “stabilimento” e questo farebbe tabula rasa sul resto delle argomentazioni, comprese quelle relative ai quantitativi di gas che lì potrebbero essere accumulati. Nell’incidente probatorio, dunque, si dovrà stabilire se quello è un impianto funzionalemtne connesso al trasporto di sostanza pericolosa in condotta. Ma dovrà anche stabilire se quell’impianto sarà o meno “stand alone”, cioè se da solo oppure no nella campagna di Melendugno. I sindaci firmatari dell’esposto che ha portato a riaprire l’inchiesta, invece, punteranno anche su altro: dimostrare, calcoli alla mano, che i dati forniti da Tap non sono veritieri, perché si supererebbero le 48,6 tonnellate di gas lì ospitate per sforare il limite di 50 oltre il quale si applica la normativa Seveso.
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